13 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo - ulteriori aggiornamenti

Nuovi aggiornamenti dalla situazione in Abruzzo.

Situazione complessa e molto articolata
, ma con attività di supporto psicologiche e psicosociali in quantità crescenti nelle varie tendopoli, assegnate ai diversi COM (Centri Operativi Misti) coordinati dal CCS de L'Aquila.

Necessariamente la rappresentazione che fornisco è "a macchia di leopardo", nel senso che è difficile produrre un quadro completo della situazione, in continua e rapidissima evoluzione.

Con oggi, ad una settimana dal sisma e dall'avvio dei soccorsi, sono in corso di sostituzione molte squadre e contingenti operativi di Protezione Civile arrivati nelle prime ore; gruppi che terminano il loro turno settimanale di servizio operativo, e che vengono sostituiti da colleghi nuovi. Questo ricambio coinvolge anche diverse squadre di psicologi, che vengono via via sostituite dalle squadre "fresche" di colleghi, che nel frattanto si erano preparati e coordinati per rilevare i colleghi operativi già da molti giorni.

Tra gli altri, sono stati ruotati i bravissimi colleghi del Trentino e della Val d'Aosta, che hanno intensamente operato nei campi loro assegnati fin dal primo/secondo giorno delle operazioni, e che adesso si stanno organizzando per garantire la relativa continuità operativa dei siti loro assegnati.

Ma è in effetti difficile, e forse anche inutile, fare il mero elenco dei siti e degli spostamenti dei gruppi di colleghi nel teatro delle operazioni.
Solo alcuni accenni per dare un'idea della complessità degli interventi:

Il coordinamento centralizzato della Protezione Civile nazionale prosegue, con briefing tecnici ogni 48 ore tra tutte le componenti Psi- presenti nell'area de L'Aquila. Questi incontri, anche se costringono a spostamenti non sempre facili, hanno lo scopo fondamentale di "tenere insieme" le attività psicologiche, fornendo a tutti i colleghi presenti sul campo uno spazio di pensiero collettivo sui problemi, le difficoltà, le criticità degli interventi in corso.

Diversi gruppi di colleghi sono inquadrati in campi e realtà territoriali difficili, anche da un punto di vista ambientale e climatico.
Se già in valle la situazione delle condimeteo è pessima, con campi ben organizzati ma spartani, alcune colleghe stanno operando direttamente in montagna, in siti con temperature bassissime e scarse strutture di supporto logistico.
Ce ne sono alcune operanti in quota a 1500 metri, e che devono raggiungere i siti operativi in fuoristrada, con tende ancora poco o nulla riscaldate.
Tali condizioni ambientali rendono ancora più difficile ed impegnativo (oltre che estremamente faticoso) il mantenimento delle attività operative, che vengono però tenute attive grazie sia all'impegno generoso dei colleghi, sia al grosso supporto che viene fornito loro dalla Protezione Civile.

In gran parte dei siti e delle tendopoli l'apprezzamento per l'opera degli psicologi della Protezione Civile è elevato, ed i colleghi stanno ottenendo in media ottimi feedback anche dai funzionari e dirigenti delle varie associazioni del sistema dei soccorsi.

Molti colleghi stanno iniziando a spostare il focus della loro attenzione dall'intervento di crisi dei primissimi giorni, clinicamente orientato, verso le necessità del medio termine, più di tipo psicosociale.
Come psicologi è importante, soprattutto adesso, non chiudersi professionalmente in una mera (per quanto fondamentale) "clinica del trauma", ma invece tenere aperta la propria prospettiva operativa soprattutto verso l'integrazione di linee di lavoro psicosociale, comunitario, organizzativo.

Molti colleghi devono gestire complesse situazioni organizzative, logistiche e coordinative; a riprova dell'essenzialità di percorsi formativi, per gli psicologi dell'emergenza, che a fianco dei classici temi e concetti della psicologia di crisi, inseriscano contenuti formativi con una forte enfasi sulla dimensione "organizzativa ed operativa" dei sistemi dell'emergenza, sull'accettazione delle inevitabili frustrazioni del lavoro in contesti ad alto "attrito emotivo e comunicativo", sulle tecniche pratiche di pianificazione operativa e di contingenza.

La popolazione nelle tendopoli inizia a sentire il bisogno di riprendere maggiormente spazi di autonomia e di autogestione; segno positivo di uscita dalla fase di passività iniziale del post-evento, e che il sistema dei soccorsi deve permettere, garantire e sostenere. I soccorritori, seppur nel rigore organizzativo necessario in queste situazioni, devono riconoscere gli spazi di autonomia della popolazione, senza impedire (anche solo implicitamente) il raggiungimento e mantenimento degli stessi, con i relativi vantaggi sia pratici che psicologici.

In sintesi, si deve passare dalla logica dell'aiuto "umanitario" (cioè quella che passivizza la "vittima") verso quella dell'aiuto "umanizzante" (cioè quello che le restituisce la sua inalienabile dimensione di uomo "adulto ed attivo").
O, detto in altri termini, si deve passare "dal focus assistenzale, al focus esistenzale".

Buon lavoro a tutti i colleghi sul campo,
Luca Pezzullo

1 commento:

Cecilia ha detto...

Blog molto interessante!Ho scritto un post sulla psicologia delle emergenze sul mio blog e ho inserito il link del tuo per chi volesse avere informazioni aggiuntive. Spero ti faccia paicere. Se ti va di visitarlo l'indirizzo è:
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Ancora complimenti!
Cecilia