23 giugno 2011

Nuovi appuntamenti di psicologia dell'emergenza.

Riemergendo da alcune settimane di assenza dal blog (ahimè, per impegni multipli), ecco alcune news su interessanti appuntamenti e seminari del prossimo periodo:

1. Dal 1 al 3 Luglio, nella bella locazione di Cisano sul Neva (vicino ad Albenga), Psicologi per i Popoli Torino organizza un seminario intensivo con Erik De Soir, noto psicotraumatologo belga, sul tema del classico Modello Crash e del - attuale - supporto psicologico a rifugiati e richiedenti asilo. Tre giorni di lavoro intensivo, con la partecipazione di diverse organizzazioni di soccorso e sessioni didattiche articolate. Maggiori informazioni qui.

2. Il 9 e 10 luglio, a Bologna, Psicologi per i Popoli - Emilia Romagna organizza un workshop sul Lutto e Lutto Mancato: due giorni di formazione specializzata sui principali temi dell'elaborazione del lutto, con particolare attenzione ai temi tipici dell'emergenza (il lutto traumatico, complicato e mancato). Informazioni e schede informative sul sito di PxP ER.

3. Per settembre, è già in preparazione la nuova edizione del Campo Nazionale di Psicologia dell'Emergenza di Rovereto... aggiornamenti a breve.

Per scusarmi del ritardo di aggiornamento di queste ultime settimane, a breve inserirò una serie di news e approfondimenti piuttosto... interessanti !

Un saluto,
Luca


3.

19 aprile 2011

Maggio convegnistico, da Sondrio alla Sicilia

Per chi è interessato alla psicologia dell'emergenza, maggio si presenta come un mese ricco di appuntamenti. Ne segnalo due in particolare, agli "antipodi" del paese, ed organizzati da Psicologi per i Popoli.

1. Sondrio, 6 maggio

Il primo, che si terrà il 6 maggio a Sondrio, è il convegno "Le Azioni dello Psicologo nelle Emergenze": una giornata intensa di scambi e riflessioni sul senso operativo e l'articolazione tecnica delle attività psicologiche nei contesti emergenziali. Il Convegno vedrà al mattino una serie di riflessioni teoriche, ed al pomeriggio una forte partecipazione di rappresentanti ed operatori tecnici dei diversi versanti del sistema del soccorso, che porteranno le loro testimonianze esperienziali. Il Convegno è organizzato da PxP Sondrio. Maggiori informazioni qui.

2. Giornate Siciliane di Psicotraumatologia, 21-22 maggio

La seconda edizione, dopo quella del 2009, delle Giornate Italiane di Psicotraumatologia si terrà nella bella cornice di Piazza Armerina (EN), il 21-22 maggio.

Il Convegno, dall'elevato profilo di partecipazioni internazionali (interverranno alcuni dei più noti e prestigiosi esponenti della tradizione psicotraumatologica europea, in particolare francese), si focalizzerà sul delicato e complesso tema "Trauma, memoria e narrazione": ovvero, il "dare senso" agli eventi che deprivano di senso l'esperienza di vita.

Il Convegno si aprirà il primo giorno con la lectio magistralis di F. Lebigot, si svilupperà attraverso una serie di interventi interdisciplinari, e si concluderà il secondo giorno con due workshops tecnici avanzati, tenuti da E. De Soir e F. Ducrocq, in merito al supporto psicologico in emergenza a vittime e soccorritori secondo i protocolli francesi e belgi.

Le "Giornate", organizzate da Psicologi per i Popoli - Sicilia, si propongono quindi come uno dei principali eventi congressuali del settore psicotraumatologico nazionale di quest'anno. Maggiori informazioni qui.

Saluti,
Luca Pezzullo

29 marzo 2011

Ancora sul Giappone, ed alcuni approfondimenti tecnici

La significativa, pessima, evoluzione della questione Giapponese pone nuovi interrogativi, rispetto a quello che poteva sembrare lo scenario delle prime ore.

La complessità dei NaTechs, le loro difficoltà gestionali, e le loro enormi implicazioni a livello di pianificazione e prevenzione del rischio territoriale, sono stati ampiamente confermati in quello che purtroppo diverrà sicuramente IL caso di studio per eccellenza per i decenni a venire in questo settore.

Consiglio, per una buona introduzione tecnica al tema dei NaTech, l'ampia sintesi del JRC (ottima, come è del resto sempre ottimo il livello qualitativo medio della ricerca e della documentazione dell'Istituzione europea di Ispra).

La "risk communication", invece, sembra essersi degradata significativamente da parte degli attori istituzionali e dagli stakeholders tecnici. La TEPCO purtroppo ha assunto un atteggiamento estremamente difensivo, ed il governo a sua volta si è trovato a fare da "catena di trasmissione" di informazioni spesso smentite poche ore dopo: il comportamento negativo classico, che causa - in poche ore o giorni - la deplezione di tutto l'essenziale patrimonio di "Trust" accumulato davanti al corpo sociale in mesi o anni.

Il problema è che per cercare di gestire in maniera tranquillizzante - in modo fallimentare - poche ore di processo comunicativo pubblico, così facendo si va a ipotecare l'intera affidabilità dei messaggi successivi e della veicolazione informativa nei giorni/settimane successiva, con rapido degrado della fiducia pubblica nei decisori ed attori istituzionali.

Un autogoal strategico di comunicazione del rischio, che si è visto troppe volte in questi anni in tutto il mondo, e che sembra ripetersi, deprimentemente, anche in contesti come quello giapponese, in cui la dimensione della previsione/prevenzione è ai massimi livelli internazionali.

Sul tema, ampiamente studiato dalla psicologia sociale dell'emergenza, rimando all'interessante approfondimento tecnico del Department of Energy Statunitense:
(ma si trovano numerosi riferimenti in letteratura scientifica, basta fare una breve review con Google Scholar).

Resilienza e coping di comunità
: dopo i primi giorni di emergenza, dove la solida preparedness pregressa e la disciplina sociale del paese hanno retto bene, si è diffusa molta insicurezza a livello collettivo (da un lato - ovviamente -, per la marcata evolutività del rischio di contaminazione da radionuclidi, ma dall'altro anche a seguito dei processi di risk communication malgestiti con l'evolversi della situazione, e della relativa perdita di trust). Questo potrebbe avere effetti a medio-lungo termine sulla resilienza di comunità, soprattutto adesso che sembra che siano state riscontrate le prime fughe di Plutonio dall'impianto (con tutti i "fantasmi" e le profonde rappresentazioni sociali di rischio che questo può ovviamente attivare a livello comunitario, aldilà della generica rassicurazione "di default" dell'istituzione di riferimento).

Luca Pezzullo

15 marzo 2011

Giappone

E’ difficile analizzare tutte le complesse, enormi implicazioni – anche per la psicologia dell’emergenza, e per lo studio dei processi psicologici e psicosociali – degli eventi tragici che stanno avvenendo in Giappone.

La contemporanea attuazione di gravi rischi naturali e tecnologici (quelli che nei disaster studies sono chiamati, da anni, NATECH, Natural-induced Technological Disasters) sta configurando un evento catastrofico di proporzioni epocali, che ha e avrà enormi impatti a lungo termine sociali, economici, culturali, psicologici.

Uno dei più grandi terremoti della storia (9 Richter significa infatti – anche se è difficile solo immaginarlo – un’intensità sismica di quasi 27.000 volte, ventisettemila, di quella del Sisma dell’Aquila) ha causato un gigantesco maremoto su un fronte di 300 km, che ha sua volta ha fatto saltare i sistemi di sicurezza di una complessa serie di impianti nucleari già danneggiati dal sisma.

Difficile immaginare la complessità gestionale di un evento macroemergenziale come questo, che mette ovviamente a dura prova anche un sistema di emergency management avanzatissimo e completo come quello giapponese.
Sembra uno di quegli scenari "WTC" (Worst-Case Scenarios) che, quando vengono utilizzati nelle simulazioni degli enti di soccorso, vengono a volte liquidati da molti soccorritori stessi come "state esagerando, dai".

E invece, questo LPHC Event (Low-Probability, High-Consequences) è avvenuto, e sta avendo conseguenze ancor più ampie e gravi di quanto si potesse pensare.

Alcune osservazioni di base si impongono, e si potranno sviluppare in seguito, con l’evoluzione della situazione.

In primo luogo, la popolazione locale ha reagito fin dal primo momento in maniera straordinaria, adattativa e resiliente. L’enfasi nipponica, quasi ossessiva, sulla costruzione di una “cultura della sicurezza” davanti al rischio sismico (elevatissimo da sempre, in Giappone) ha permesso probabilmente di salvare centinaia di migliaia di vite.

Costruzioni e infrastrutture costruite con grande rigore e materiali di altissima qualità, secondo alcuni dei criteri antisismici più restrittivi del pianeta; una popolazione pronta, preparata e profondamente sensibilizzata al problema della sicurezza, dai bambini agli anziani; una “cultura dell’emergenza” diffusa in tutte le realtà organizzative; un’enfasi unica al mondo sulla prevenzione/preparazione al sisma (con esercitazioni continue, addestramenti e controlli); sistemi di allerta, early warning, e coordinamento avanzati; una rete di soccorso complessa e articolata hanno permesso di ridurre in maniera enorme quello che poteva essere l’impatto potenziale di un multievento complesso di simile entità, magnitudine, diffusione spaziale, articolazione funzionale.

Una situazione del genere in altri paesi avrebbe verosimilmente creato danni estremamente più diffusi.

L’empowerment e la resilienza di comunità sono altri due elementi essenziali, di forte interesse per una comprensione dei processi psicologico-emergenziali coinvolti nella situazione in progress.
La grande disciplina della popolazione nelle aree affette, la sua “preparazione” (anche psicologica) all’emergenza, lo stimolo all’attivazione delle risorse locali in congiunzione con quelle nazionali e sovranazionali sono fattori fondamentali in merito a quello che stiamo vedendo a livello di emergency management sul territorio, ed ha permesso un forte sostegno ad azioni e comportamenti finalistici, strutturati e strutturanti di tipo auto- ed eteroprotettivo nella collettività sociale.

Sul tema della comunicazione sociale del rischio, seppur con molte critiche (inevitabili, in una situazione del genere), il governo sembra comunque aver assunto una logica informativa “sufficientemente” adeguata a quelli che dovrebbero essere gli standard ideali in situazione emergenziale, con informazioni continue ed in tempo reale condivise con la popolazione.

Altri punti importanti emergono palesemente.

Da un lato, il “fantasma delle radiazioni”, è un tipo di pericolo che ovviamente tutte le ricerche in ambito di “risk perception” hanno sempre considerato essere tra i più forti, anche perché ha proprio quelle specifiche “caratteristiche funzionali” che la tradizione di ricerca sperimentale del cosiddetto “paradigma psicometrico” (Fischhoff, Slovic, Finucane, etc.) ha mostrato essere correlate alla massima varianza nella rappresentazione di maggiore rischiosità: ovvero, primariamente i fattori di “Dread”, e poi quelli di “invisibilità”, “non controllabilità” e (secondo Sjoberg) di “Innaturality” dello stimolo pericoloso.

Ma questa analisi di tipo “cognitivo” non può dimenticarsi della dimensione simbolico-rappresentativa ed affettiva profonda del pericolo nucleare che si materializza per una popolazione come quella Giapponese, che del “nucleare” e delle “radiazioni” ha ovviamente una fortissima stratificazione rappresentativa *reale* dopo la seconda guerra mondiale. E’ un “fantasma” che, in quel contesto, può quindi fare addirittura molti più danni psichici e psicosociali che in qualunque altro paese del mondo.

Altro punto, su un altro versante, è quello relativo ai processi protettivi di empowerment sociale diffuso, che certe modalità di condivisione informativa (anche legate alle nuove tecnologie 2.0) potrebbero aver contribuito ad attivare in strati significativi della popolazione. Ma di questo cercherò di scrivere in un post successivo.

10 febbraio 2011

Medaglia della Protezione Civile Nazionale a Psicologi per i Popoli

Positivo riconoscimento pubblico alla psicologia dell'emergenza italiana: il Dipartimento di Protezione Civile nazionale ha assegnato la Medaglia di Prima Classe per Benemerenze di Protezione Civile alla Federazione Psicologi per i Popoli, per la lunga opera prestata a seguito del Terremoto de L'Aquila del 2009.


Il riconoscimento va a tutte le centinaia di psicologi italiani che hanno generosamente prestato la propria opera volontaria in tale complesso contesto, in decine di campi, per migliaia di giorni/lavoro.

(nella foto, il Capo Dipartimento della Protezione Civile nazionale Franco Gabrielli consegna l'onorificenza al Presidente di Psicologi per i Popoli, Luigi Ranzato)

Luca

07 febbraio 2011

Aggiornamenti: Lancet, NCPTSD e CRED

Alcuni brevi aggiornamenti e news internazionali...

1. Da leggere, sull'ultimo numero di Lancet, un interessante editoriale sulle problematiche organizzative e di sanità pubblica legate ai disastri naturali. Riflettendo sulla ben nota problematica del "disaster divide", ovvero del fatto che, solitamente, nei paesi sviluppati i danni dei disastri impattano maggiormente a livello economico-finanziario, mentre nei paesi in via di sviluppo soprattutto a livello di vite umane, e evidenziando alcuni paradossi legati ai recenti avvenimenti mondiali (Haiti, Cile, Pakistan, etc.), Lancet rilancia gli appelli ad una migliore azione di prevenzione strutturale ed a lungo termine degli impatti negativi nei PVS, oltre ad una - da tanti richiesta da anni - attività di coordinamento / accreditamento delle ONG internazionali, operanti in maniera spesso generosa ma troppo confusa e scoordinata, in seguito ai grandi disastri mondiali.

2. Interessanti news dal NCPTSD, sul versante psicotraumatologico: dal sito sono accessibili update sull'efficacia di alcuni trattamenti psicofarmacologici del PTSD strutturato, e comparazioni sul tasso di efficacia delle due uniche forme di psicoterapia cognitivo-comportamentale che il NCPTSD eroga tramite le sue strutture:
la Prolonged Exposure (di derivazione comportamentista) e la Cognitive Processing Therapy (di derivazione cognitivista); tali forme di psicoterapia risulterebbero più efficaci del solo trattamento farmacologico.

3. Segnalo inoltre, in collegamento con la prima notizia, il sito del CRED belga, il Centre for Research on the Epidemiology of Disasters. Il sito è un "classico" del settore, consultato dagli studiosi di disaster studies di tutto il mondo, e che ho già segnalato tempo fa sul blog; la nuova versione del sito è molto più "ergonomica", facilmente navigabile, e permette di avere accesso ad un'ampia serie di datasets e materiali informativi - continuamente aggiornati - sui disastri e le grandi emergenze a livello internazionale.

A presto, con il calendario delle prossime iniziative scientifiche e convegnistiche italiane nell'ambito della psicologia dell'emergenza e della psicotraumatologia !

Luca Pezzullo

04 gennaio 2011

Buon anno ! ...e alcune news !

Buon anno a tutti i lettori del blog !

Col nuovo anno, e ad emergenze idrogeologiche concluse in Veneto, riuscirò finalmente a effettuare un aggiornamento regolare dello stesso.

Come avvio di 2011, alcune brevi ma interessanti news di settore !

1. Siete su Facebook ? Vi segnalo un interessante gruppo di aggiornamento informativo e cultura di protezione civile: Mattinale di Protezione Civile. Aggiornamenti regolari; allerte; articoli, notizie e approfondimenti tecnici di settore con cadenza quotidiana. Fortemente consigliato :-)

2. Convegno EGU di Vienna

L'EGU, European Geoscience Union (una delle principali associazioni scientifiche europee nell'ambito geologico e geografico) organizza ad aprile a Vienna il suo prossimo Convegno Europeo, comprendendovi un'importante sezione dedicata ai Rischi territoriali ed ai Natural Hazards: informazioni qui.

3. Diffusione dei trattamenti psicotraumatologici in ambito NCPTSD

Il NCPTSD Statunitense, forse il principale ente pubblico di ricerca psicotraumatologica mondiale, ha diffuso la notizia della pubblicazione sul Journal of Traumatic Stress (Journal of Traumatic Stress, 2010, 23, 663-673) e su Psychiatric Services (Psychiatric Services, 2010, 61, 1153-1156), ad opera di alcuni suoi esponenti, di alcuni dati interessanti sulla diffusione ed efficacia clinica dei protocolli cognitivo-comportamentali usati nel trattamento del PTSD dei veterani delle Forze Armate Statunitensi, rientranti dai teatri operativi di Afghanistan e Iraq (OEF/OIF).

I trattamenti selezionati e disseminati dal NCPTSD sono la Cognitive Processing Therapy e la Prolonged Exposure, strutturazioni aggiornate dei classici approcci cognitivi e comportamentali alla gestione della sintomatologia post-traumatica.

4. Ipotesi di eventuali collegamenti epidemiologici tra PTSD e Demenza ?

Alcuni recenti studi epidemiologici suggerirebbero (anche se non vi è allo stato una certezza conclusiva in tal senso, ed alcuni aspetti di tali studi necessitano indubbiamente ulteriori approfondimenti) l'ipotesi di un possibile collegamento tra PTSD e rilievo di una maggiore prevalenza ed incidenza di demenze in tarda età nei veterani statunitensi (Qureshi et al., (2010). Greater prevalence and incidence of dementia in older veterans with posttraumatic stress disorder. Journal of the American Geriatrics Society, 58, 1627-1633).

Il dato ovviamente è da considerare con la massima prudenza e cautela, ma potrebbe spingere allo svolgimento di futuri studi focalizzati sull'approfondimento degli eventuali correlati neurofisiologici delle sindromi post-traumatiche strutturate, e dei loro possibili effetti psicosociali e/o neurobiologici nel lungo termine.

A presto,
Luca