19 settembre 2005

1.000 visite, partecipazione e New Orleans

Il blog ha superato le mille visite; il risultato mi fa indubbiamente molto piacere !
Invito quindi tutti coloro che ogni tanto leggono il blog a inserire i loro commenti e le loro riflessioni sui temi affrontati: si può fare, molto rapidamente, cliccando sulla voce "comments" che si trova in fondo ad ogni post. Mi piacerebbe davvero che il blog diventasse un luogo di dialogo !

P.S.: A breve aggiungerò alcune riflessioni sugli avvenimenti di New Orleans, derivate anche dalle discussioni che ho avuto recentemente con alcuni psicologi ed altri operatori statunitensi che hanno lavorato nell'ambito dei soccorsi.

Un saluto,
Luca

01 settembre 2005

Bagdad

Giornata drammatica, quella di ieri.
816 morti, come numero temporaneo, a Bagdad; centinaia di morti in Mississippi e Louisiana, e New Orleans sommersa dalle acque, che hanno rotto gli argini urbani in diversi punti.

Sulla tragedia di Bagdad si possono fare solo alcune osservazioni: come spesso accade in situazioni del genere, il maggior numero di morti sono stati causati dalla folla in fuga, in preda al panico. Meno di una decina sarebbero infatti i morti dovuti agli attacchi mortaio contro i fedeli raccolti fuori dal tempio, mentre tutte le altre centinaia sono stati causati dal crollo del ponte e dallo schiacciamento avvenuto all'interno della gigantesca folla in fuga, composta da molte decine di migliaia di persone. Come accade in queste situazioni, la maggior parte dei decessi sono di donne e bambini: le persone più deboli, in generali, sono quelle che in mezzo alle pressioni violentissime di una grande folla in movimento sono meno in grado di stare in piedi. Scivolare verso il basso, in questi casi, significa essere rapidamente sommersi e calpestati. Il panico, facilitato dai "rumors" di attentatori suicidi nella folla, è scattato facilmente su un terreno psicosociale già "ben aperto" verso questo tipo di voci. Paradossalmente, nessun attentatore suicida avrebbe potuto uccidere con una sola carica di esplosivo tante persone…

La diffusione di voci, anche in questo caso, si è dimostrato essere un comportamento collettivo, che in una situazione confusa e complessa ha elicitato una risposta comportamentale automatica di fuga. Del resto, la pressione psicologica di una folla enorme sul singolo individuo è fortissima, ed è estremamente difficile rimanerne immuni. Provate ad immaginarvi stretti in mezzo ad una grandissima folla, assiepata a perdita d'occhio in una città come Bagdad, dove gli attentati sono all'ordine del giorno, proprio in un momento di grande tensione politica (sono i giorni delle tensioni tra sunniti e sciiti sull'approvazione della Costituzione); di colpo vengono sparati colpi di mortaio in un angolo lontano della folla, e poco dopo tutte le persone intorno a voi iniziano a muoversi, prima gradualmente e poi sempre più freneticamente, spingendovi da tutte le parti, con un potente movimento collettivo; da tutte le parti, inizia a passare di bocca in bocca l'allarme: bisogna scappare subito, perché ci sono degli attentatori lì vicino, che si sono infilati a poca distanza con potenti cariche esplosive. Anche volendo, non si può che seguire la massa, strattonati in tutte le direzioni, cercando solo di non rimanere schiacciati. Psicologicamente, è un'esperienza difficile, in cui si percepisce la completa perdita di controllo su quello che sta accadendo.
A livello della diffusione dei rumors, sarà molto difficile capire se è stato un processo sociale autonomo, fondato su processi euristici,o se è stata diffusa ad arte, come raffinata forma di "operazione psicologica", per creare il panico in una grande massa di persone. In questo caso, i terroristi avrebbero dimostrato una buona competenza negli strumenti classici dello psychological warfare e delle tecniche psicologiche di crowd control.