25 agosto 2006

Commenti

Buondì a tutti,

gli spazi tematici stanno iniziando ad animarsi, con i primi contributi ed i primi ("densi" !) commenti.
Ricordo a tutti che la partecipazione e l'invio di commenti è libera per tutti i lettori del Blog; per leggere i Commenti degli altri ed inviare i propri è sufficiente cliccare sul piccolo link in bianco "Comments", presente sotto ogni spazio di discussione.

Buon lavoro,
Luca

17 agosto 2006

Laboratorio 11: "L'intervento psicologico di emergenza nel contesto degli interventi di P.C. Lezioni apprese dopo l'esperienza Tsunami"

Responsabile: Rita Erica Fioravanzo

Laboratorio 10: "Prepararsi all'emergenza. Le attività di prevenzione con bambini, adolescenti, adulti"

Responsabili: Rita Di Iorio, Daniele Biondo

Cari colleghi
Vorremmo avanzare alcune proposte per l’organizzazione del laboratorio n.10 "Prepararsi all'emergenza. Le attività di prevenzione nelle scuole "
Vorremmo che il laboratorio possa rappresentare per tutti i partecipanti un’occasione per presentare le proprie esperienze di educazione all’emergenza ed alla protezione civile.

A tale scopo ci sembra utile organizzare il Laboratorio con una doppia divisione interdipendente:
- per fasce tematiche (divise dal microrischio al macrorischio)

- per fascia di età (dalla prima infanzia all’età adulta)

Queste variabili sono significative nell’impostazione metodologica e tecnica delle attività.
Le due fasce tematiche sono interdipendenti nel senso che, ad esempio, l’apprendimento del comportamento corretto in caso di incendio con gli adolescenti presuppone una metodologia educativa diversa rispetto a quella da realizzare con i bambini della scuola elementare. Non vorremmo che il titolo del laboratorio escludesse le attività educative che possono essere realizzate con gli adulti all’interno, ad esempio, dei percorsi di formazione aziendale o della scuola per gli adulti (EDA) e quindi vorremmo comunicare la nostra disponibilità ad affrontare anche questo specifico target della prevenzione.

Su ognuna di questi sotto-argomenti ogni partecipante può presentare una sua esperienza (15 minuti) oppure presentare altri argomenti di proprio interesse.
Se avete creato materiali didattici, schede, strumenti per la preparazione all’emergenza questa è l’occasione giusta per presentarli.
Vi preghiamo di segnalarci in tempo (all’indirizzo e-mail: dbiondo@hotmail.com) la vostra intenzione di presentare una vostra esperienza in modo da poter preparare in tempo il programma dei lavori del laboratorio.

Noi pensiamo di organizzare per ognuno dei diversi target e per le diverse fasce tematiche schede di lavoro di gruppo. Tali momenti di lavoro comune da noi animati saranno realizzati con la stessa modalità organizzativa di un intervento a scuola, dove il gruppo rappresenta l’unità di lavoro dell’esperienza didattica. Pensiamo che il gruppo rappresenti il vero strumento mentale per affrontare l’emergenza, pur non dimenticando che la sopravvivenza sia anche una competenza individuale. Ma pensiamo che occorra costruire la competenza sociale della sopravvivenza collettiva per prepararsi efficacemente all’emergenza. Quindi contiamo di proporre ai partecipanti un’esperienza centrata sul gruppo e sulle metodologie di educazione attiva. Contiamo di presentare ai partecipanti anche gli strumenti didattici da noi prodotti: schede didattiche e pubblicazioni (dal CD “prepararsi all’emergenza”, ai diversi libri, consultare a tal proposito il sito http://www.centrorampi.it) al fine di offrire loro un modello completo di intervento dello psicologo dell’emergenza interessato a fare prevenzione.
Le pubblicazioni potrebbero essere richieste a noi (dbiondo@hotmail.com) in modo che possiamo farle avere al campo.
FATEVI VIVI!!

Un saluto, Daniele Biondo e Rita Di Iorio

Laboratorio 9: "Ruoli psicologici dei simulatori nelle esercitazioni di P.C. e psicologia del simulatore"

Responsabile: Esperto Nazionale Croce Rossa Italiana

In questo LABORATORIO avremo la fortuna di lavorare con due dei massimi esperti nazionali della CRI in ambito di simulazione e trucco: Glauco PITTIONI (Cevedale) e Giuseppe GIORDANA (Cuneo).
Segnalo da internet il Manuale curato dalla CRI, Volontari del Soccorso e Pionieri della Provincia di Udine dal titolo: “Nozioni Pratiche per realizzare simulazioni di emergenza, edito da Croce Rossa Italiana” scaricabile da internet in: http://www.volontaricriudine.it/manuali/

La CRI ha pubblicato anche un Regolamento Nazionale Truccatori e Simulatori che si può scaricare da http://www.cri.it/componenti/volontari/arch-docu/Reg-Nazionale-T-S.pdf

Ed ecco una breve STORIA dei truccatori e simulatori:
http://spazioinwind.libero.it/cribagnoaripoli/html/storiatrusim.htm

“Da notizie raccolte, l'esercito Britannico, nell'ultima guerra mondiale (1939 - 1944) usò attori di professione truccandoli e facendo loro interpretare vari casi di incidente.
Lo scopo fu quello di sottoporre il personale sanitario alla visione di ogni sorta di ferite e traumi che si potevano verificare in situazioni particolari come incidenti, infortuni di vario genere, conflitti armati, ecc. in modo da acquisire freddezza e coraggio, indispensabili in momenti di emergenza.
In Gran Bretagna, Danimarca e Svizzera nel 1944, in Francia nel 1950 e Svezia nel 1953, furono divulgati i primi fondamenti e creati i primi espedienti per rendere, con la loro applicazione, più veritiera e possibile la situazione che si voleva creare.
In Germania, fino al 1950, furono prodotte schede che rappresentavano i vari tipi di ferita. successivamente, nel 1951, furono create, con materiale gommoso, ferite, traumi o lesioni da applicare alle persone che venivano di volta in volta impiegate nelle diverse simulazioni.
Questo tipo di materiale presentava però alcuni problemi, in quanto doveva venire fissato al corpo del simulatore con elastici, cerotti o altro materiale adesivo. Inoltre, pur avendo una rassomiglianza notevole con la ferita, si poteva notare a distanza l'applicazione di corpi estranei sul simulatore e spesso il risultato finale non era quello voluto.
Nel 1954, distribuiti dalla Croce Rossa giovanile tedesca apparvero i primi "fogli per la rappresentazione realistica di un incidente" trasformati poi, dal 1955, in opuscoli che furono distribuiti sul territorio in diverse edizioni.
Sulla base della negativa esperienza avuta con l'uso di modelli di ferita prodotti in materiale gommoso, nel 1964 fu prodotta la prima cassettina per trucchi "Mehlem 64" che dal 1984 viene usata con grandissimo successo dalla Croce rossa Tedesca. Sono state anche preparate dispense da utilizzare come materiale didattico nei diversi gradi di istruzione.
In Italia il Gruppo Truccatori ha avuto i suoi Natali nel 1983 nel Friuli Venezia Giulia quando si svolse il 1° corso per Truccatori tenuto da Istruttori della Croce Rossa Tedesca.
Il Piemonte è stata la prima Regione a dare un'organizzazione ben definita al gruppo dei truccatori, provvedendo a censirli e documentandone singolarmente l'attività svolta; vengono nominati Delegati Tecnici ai vari livelli, dai locali, ai provinciali al regionale.
Nel Marzo '97 si svolse a Roma, con la partecipazione di due docenti attestati della Croce Rossa Tedesca, il primo Corso Nazionale per Istruttori di Trucco.
A Roma l'Ispettorato Nazionale ritenne che tale gruppo necessitava di un responsabile nazionale, così nello stesso anno il V.d.S. Giuseppe Giordana, già Delegato Tecnico Regionale del Piemonte, venne nominato: Delegato Tecnico Nazionale per i Truccatori e i Simulatori.
Da quel momento in poi fu tutto un susseguirsi di attività.
Nell'ottobre del 1998 venne organizzato il 2° Corso Istruttori di Trucco e contemporaneamente il 1° Corso Nazionale per Formatori Istruttori di Trucco, presso il Comitato Locale di Borgo S. Dalmazzo (CN).
Sempre in questo anno, presso il Comitato Provinciale di Udine, nascono i primi simulatori professionisti attestati.

Il 1 gennaio 2001 è ufficialmente entrato in vigore il Regolamento Nazionale Truccatori e Simulatori.
Molti Truccatori, Simulatori e Istruttori hanno lavorato in manifestazioni a livello nazionale ed europeo: gare di Primo Soccorso, di esercitazioni in vari Regioni e svariate attività per aziende od Enti extra Croce Rossa; di particolare interesse le collaborazioni con il C.P.E. Consorzio Piemonte Emergenza, con alcune A.S.L. e A.N.P.A.S. del Piemonte e della Lombardia, con l'A.S.L. 7 della Toscana, con Siena Emergenza e la Misericordia, con la Base NATO di Vicenza e l'American Red Cross.
Il Gruppo ha inoltre contribuito alla realizzazione di trucchi cinematografici in alcuni films e trasmissioni televisive.
L'attività del Gruppo è sempre in continua espansione”

Segnalo infine l’articolo di Rosana Bullian in: http://www.psicologiperipopolifvg.it/articoli.php

( Luigi Ranzato )

Laboratorio 8: "La formazione degli psicologi dell'emergenza"

Avviato e rinviato ad altra data con gli addetti delle Università e delle Associazioni.

Laboratorio 7: "Il triage sanitario e il triage psicosociale"

Responsabili: Michele Cusano e Alessandro Brunialti

(Alcune riflessioni di Luigi Ranzato)

A) Triage Sanitario:

Il termine sanitario Triage, dal francese trier che significa scegliere, non nacque in origine per gestire il sovraffollamento dei Pronto Soccorsi, semmai è avvenuto successivamente, ed è in realtà, come lo conosciamo noi oggi, un’evoluzione del soccorso extraospedaliero. Questo, a sua volta, nasce dalla sanità militare …”
Questa interessante notazione sulla storia del Triage la potete leggere nel sito del Gruppo Formazione Triage (http://www.triage.it/index00.htm), accanto ad altre informazioni sulla definizione, metodologia, codici di priorità, parametri vitali, tipi di triage, scheda di triage, materiali utili.
Sulla storia che colloca la nascita del triage sullo scenario dell’emergenza dopo le battaglie, potete consultare anche http://www.sanmatteo.org/med-news/mag2000.htm#editoriale
Linee guida per una corretta realizzazione del triage infermieristico si possono leggere anche in http://www.eurom.it/medicina/e/e14_3_33.html.

Il Triage Infermieristico viene svolto in base a criteri pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 285 del 7 dicembre 2001, da un infermiere professionale, adeguatamente formato.
McGraw-Hill ha pubblicato in seconda edizione nell’aprile 2005 “Triage infermieristico” (ISBN: 8838616450, Prezzo: Euro 33,00), a cura del Gruppo Formazione Triage.

La conoscenza del triage sanitario (alias triage infermieristico, di qui la specificità di “infermiere triagista IT”) da parte dello psicologo dell’emergenza rappresenta un prerequisito essenziale nella sua operatività per due fondamentali motivi:
A) per la collocazione dello psicologo dell’emergenza chè può anche essere prevista presso il Posto Medico Avanzato (PMA) come suggeriscono i Criteri di Massima proposti dal Dipartimento della Protezione Civile
(http://www.protezionecivile.it/cms/attach/editor/rischio_sanitario/Criteri_di_massima.pdf);
B) per la conoscenza delle reazioni psicologiche dei sopravissuti e degli stessi triagisti nell’operazione triage sanitario.

Nel Campo Scuola del 16-17 settembre 2006 avremo modo di verificare la validità di questi due motivi. Nel Laboratorio n. 7 sul Triage i colleghi saranno chiamati ad esercitarsi nella duplice veste di sopravissuti e triagisti con interessanti feedback emozionali.
Nell’esercitazione di domenica mattina sarà anche allestito un PMA su cui convergeranno i sopravissuti delle tre simulazioni previste (persone scomparse, incidente stradale, NBCR) dove accanto al personale sanitario opererà una squadra di psicologi

B) Triage psicosociale (continua…)

(a cura di Luigi Ranzato)

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Riceviamo e pubblichiamo da MICHELE CUSANO, responsabile del Laboratorio:



Oltre al piacere di ringraziare gli organizzatori e salutare gli iscritti al Laboratorio n°7, voglio dare a tutti gli iscritti la notizia che i cosiddetti "Criteri di massima sugli interventi psicosociali da attuare nelle catastrofi" non sono più "solo" una proposta del Dipartimento di Protezione Civile che aveva avuto l'assenso della Conferenza Stato-Regioni, perchè, essendo stati pubblicati il 29/08/2006 in Gazzetta Ufficiale, oggi quegli accordi per la Categoria, per la Psicologia dell'Emergenza e per la collettività, sono molto di più, sono una vera e propria Norma che vincola le Regioni a dar luogo al Supporto Psicosociale nelle catastrofi, ed a farlo rispettando lo spirito, le finalità e l'impianto organizzativo delineato dai "Criteri di massima..." in tutta l'Italia.
Più ancora del piacere di poter dare questa notizia, è forte il piacere di precisare che il nostro laboratorio non sarà, quindi, "solo" un luogo di confronto e riflessione congiunta, di individuazione di finalità e metodologie, di esercitazione e costruzione di strumenti operativi ma sarà finalmente anche un momento di studio approfondito di come effettuare il Triage Psicologico e Psicosociale, tentando di rispettare pienamente le indicazioni dirette e indirette che i cosiddetti "Criteri di massima..." oggi Legge, ci danno.
In verità durante il Laboratorio vedremo anche il contributo diretto e indiretto che possiamo avere da altre fonti normative che ci riguardano.
E' evidente che tutto questo ci impone anche un grande ringraziamento a tutti quelli che nell'ambito del Dipartimento di Protezione Civile, presso gli Uffici Regionali per le emergenze e negli ambiti di Categoria attenti alla Psicologia dell'Emergenza, hanno operato per raggiungere questo importante risultato per la collettività e per la Categoria. Nei prossimi giorni sarà pronto anche il programma dettagliato delle fasi e dei contenuti dell'attività del laboratorio.

Un cordiale saluto,
Michele Cusano


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LABORATORIO N° 7
“IL TRIAGE SANITARIO E IL TRIAGE PSICOSOCIALE”

Programma relativo al Triage Psicosociale
Prof. Michele Cusano

Premessa
Il lavoro si svolgerà secondo la seguente modalità:
 breve introduzione dei singoli segmenti del programma da parte del conduttore,
 riflessione e confronto di gruppo,
 focalizzazione dei nuclei concettuali più significativi e raccolta delle
raccomandazioni di base sul triage psicosociale emerse dai lavori del laboratorio.

Programma
 il triage psicosociale,
 obiettivi del triage psicosociale,
 precauzioni ed atteggiamenti che devono caratterizzare l’ effettuazione del triage psicosociale,
 dove e quando attuare il triage psicosociale,
 destinatari del triage psicosociale:1) vittime dirette,2)vittime indirette, 3)tessuto sociale,
4) soccorritori,
 triage e monitoraggio dello stato psichico e psicosomatico del soccorritore,
 triage psicosociale con membri della popolazione generale,
 triage psicosociale con targhets di popolazione a più elevata vulnerabilità,
 il triage psicosociale delegato: 1)genitori, 2)insegnanti,ecc.,
 il triage psicosociale nei confronti dei soggetti “catalizzatori”,
 il supporto psicologico durante le operazioni di triage psicosociale,
 strumenti del triage psicosociale: 1)protocolli, 2)questionari, 3)materiale informativo,ecc.,
 il triage psicosociale lungo la catena dei soccorsi,
 individuazione e definizione delle classi di priorità nel triage psicosociale,
 il protocollo di triage proposto dai Criteri di massima....,
 qualità del triage.

Esercizi di role-playng, alternandosi nei ruoli di triagista, vittima, soccorritore,

Presentazione dell’elaborato costituito dalle raccomandazioni di base emerse dal laboratorio,

Integrazione di un team di triage psicosociale nell’esercitazione di Domenica 17 Settembre.

Laboratorio 6: "Il soccorso psicologico dopo un disastro aereo"

Responsabile: Rolando Incontrera et coll.

Il tema per il laboratorio: Il Supporto Psicologico dopo un Disastro Aereo è stato proposto da Psicologi per i Popoli Regione Friuli Venezia Giulia in quanto l’associazione ha dovuto affrontare concretamente tale aspetto, sia sotto il profilo teorico di letteratura, sia sotto quello pratico, allorché si trovò ad operare con l’associazione di volo leggero di protezione civile “Gruppo Amici del Volo” e soprattutto allorché fu inserita dalla Protezione Civile regionale nei piani esercitativi full scale dell’Aeroporto internazionale di Ronchi nel 2003 e 2004, e MANIFESTAZIONE AEREA “Frecce Tricolori, 45 anni di storia” Rivolto del Friuli, 3-4 settembre 2005, e 2006, e ciò ben prima della disposizione ministeriale del 16 aprile 2006:

Indicazioni per il coordinamento operativo di emergenze dovute a:
1. Incidenti ferroviari con convogli passeggeri - Esplosioni o crolli di strutture con coinvolgimento di persone - Incidenti stradali che coinvolgono un gran numero di
persone
2. Incidenti in mare che coinvolgono un gran numero di persone
3. Incidenti aerei
4. Incidenti con presenza di sostanze pericolose

Il tema oggetto del laboratorio è stato trattato da Psicologi Per i Popoli Regione Friuli Venezia Giulia a livello teorico e pratico nel corso di esercitazioni full scale quali: esercitazione presso l’Aeroporto Internazionale di Ronchi “Aquileia 2003 e “Aquileia 2004” e nell’ambito di corsi ad hoc per il personale della CRI svoltisi all’Isola della Cona (Go), Industria Sidermontaggi di Cargnacco,(UD), ecc..
In occasione dell’esercitazione Aquileia 2004 fu simulata per la prima volta una serie di patologie psichiche. Sia gli operatori di salute mentale, sia gli stessi simulatori parteciparono ad un apposito corso da noi elaborato al fine di evidenziare la sintomatologia ed il relativo fronteggiamento (coping).

La Società di gestione dello scalo di Ronchi dei Legionari a suo tempo mise in rete il seguente comunicato:


““Ronchi dei Legionari, 4 dicembre 2003.
Per non farsi trovare impreparata nelle situazioni di emergenza che potrebbero verificarsi in ambito aeroportuale, la Società di gestione dello scalo di Ronchi dei Legionari ha dato il via ad un'iniziativa formativa molto interessante vertente sugli "Aspetti psicologici nelle emergenze", tenuta dall'Associazione ONLUS "Psicologi per i Popoli Regione Friuli-Venezia Giulia".
L'iniziativa, che rientra nell'ambito del più vasto programma di esercitazioni periodiche previste sull'aeroporto regionale, si propone di fornire a tutti gli operatori coinvolti nella simulazione di emergenza le conoscenze necessarie per affrontare le problematiche di carattere psicologico in situazioni di emergenza e post-emergenza, a motivo di calamità, disastri, incidenti, ecc., con particolare riferimento all'ambito aeroportuale, sviluppandone, al contempo, la consapevolezza necessaria alla tutela del loro equilibrio psicologico.
Integrare la propria preparazione con conoscenze psicologiche è diventata, infatti, una necessità del personale non solo dello scalo, ma anche delle forze pubbliche, dei soccorritori e dei sanitari che operano in ambito aeroportuale, i quali devono essere in grado di agire concretamente e tempestivamente nelle situazioni di emergenza, affinando tecniche e procedure di soccorso sempre più efficaci per evitare stress e sindrome da burnout nel soccorritore.
Preparare questi operatori ed affrontare simili evenienze -evitando la riduzione delle capacità personali creata dalla tensione emozionale prodotta dalla situazione di emergenza è un’ operazione molto complessa. Per questo la formazione è stata affidata a dei riconosciuti professionisti operanti su base volontaria nell'Associazione "Psicologi per i Popoli - Regione Friuli - Venezia Giulia", un'organizzazione inquadrata all'interno della Protezione Civile Regionale, in grado di garantire competenze professionali tra loro molto diverse, fra cui quelle mediche, psichiatriche, psicologiche socio-sanitarie-educative, di facilitazione linguistica e mediazione culturale.

Le lezioni iniziate in novembre, ospitate nella Sala conferenze dell'aeroporto di Ronchi dei Legionari, avranno termine domani, venerdì 5 dicembre, in coincidenza dell'esercitazione annuale full-scale "AQUILEIA 2003”:una prova che costituisce un'importante momento di verifica della capacità di coordinamento di tutte le forze chiamate in causa durante una vera emergenza (Vigili del Fuoco, Croce Rossa, Polizia, Guardia di Finanza, Comando dei Carabinieri, Prefettura, Protezione Civile, Associazione Nazionale Carabinieri in Congedo, altre associazioni di Protezione Civile e le squadre di Protezione Civile di Ronchi, Monfalcone, Muggia, Monrupino ecc., ed altri Enti preposti alla salvaguardia di cose e persone) e che consentirà a tutti gli operatori di sperimentare sul campo quanto appreso durante la formazione.""

In seguito anche la stessa società di gestione dell’aeroporto Marco Polo di Venezia SAVE ci reclutò fu realizzata una prima tranche
In particolare relativamente alle esercitazioni full scale va segnalata in esse la presenza di “simulatori” di vittime, non solo per gli aspetti fisici (presenza quasi costante in esercitazioni molto realistiche) ma anche per gli aspetti psichiatrici e psicologici, aspetto questo molto raro per le difficoltà e diverse abilità che ciò comporta.

La loro abilità nel simulare i vari sintomi connotanti quadri nosografici molto verosimili ha consentito agli operatori (sia quelli afferenti alla linea sanitaria – psicologi, psicoterapeuti, personale sanitario- che quelli della linea ausiliaria di assistenza) oltre che di verificare l’impatto emozionale che comporta sempre -anche negli operatori di soccorso,ancorché operatori di salute mentale provetti – il soccorrere le vittime di un disastro, anche di valutare le proprie capacità di fronteggiamento della situazione - coping - mediante l’impiego di appropriate metodiche.

Il laboratorio, quindi, lo vediamo anzitutto come luogo di scambio delle proprie esperienze sul campo.
Proponiamo tuttavia un’ipotesi iniziale di traccia di lavoro che peraltro rispecchia il percorso teorico esperienziale da noi fatto e rispondente alle esigenze operative ambientali dei teatri in cui andavamo ad operare”.
In effetti il nostro intervento in emergenza non è concepito come avulso da tutto un percorso di prevenzione primaria.

TRACCIA
1. Inquadramento della tematica alla luce della normativa di riferimento
2. Principali tipologie di evento
3. Ipotizzazione a carico dei partecipanti dei possibili scenari operativi per l’intervento di soccorso psicologico
4. Progettazione delle relative modalità operative dell’intervento di supporto psicologico
5. Descrizione dei progetti e microsimulazione
6. Discussione


Bibliografia

1. Anastasio Paola & Rolando Incontrera, Apporto alla Psicologia dell’Emergenza - supporto didattico al corso per Operatori della C.R.I. Volontari del Soccorso - Ispettorato Provinciale di Udine giugno/luglio 2002 - www.psicologiperipopolifvg.it
2. Buligan E. “La formazione del soccorritore: ruolo del simulatore nelle esercitazioni”. Atti del Convegno Regionale LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA:ASPETTI ATTUATIVI E PROSPETTIVE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA -Muggia 16 aprile 2005
3. Carbonera F. “La relazione d’aiuto e la comunicazione”. Atti del Convegno Regionale LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA:ASPETTI ATTUATIVI E PROSPETTIVE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA -Muggia 16 aprile 2005
4. Cecchinato H. , Scalpellini E., Viscovich M. “La comunicazione in emergenza”. Atti del Convegno Regionale LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA:ASPETTI ATTUATIVI E PROSPETTIVE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA -Muggia 16 aprile 2005
5. Corona L., Tesi di laurea, , La Formazione in Psicologia dell’Emergenza, 2002, reperibile nel sito del Corriere della Sera http://www.tesionline.it/default
6. Corona L. “Reazioni individuali e collettive ad un disastro”. Atti del Convegno Regionale LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA:ASPETTI ATTUATIVI E PROSPETTIVE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA -Muggia 16 aprile 2005.
7. Daris D. “Reazioni emozionali nei soccorritori”. Atti del Convegno Regionale LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA:ASPETTI ATTUATIVI E PROSPETTIVE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA -Muggia 16 aprile 2005
8. Incontrera R., Apporto della Kinesiologia Applicata nella Psicologia dell’Emergenza, Atti del IV modulo “Tecniche di intervento nell’emergenza” del Master in Psicologia dell’Emergenza, S.I.P.Em. Roma Novembre 2000.
9. Incontrera R., Il Soccorso Psicologico nella Protezione Civile. Lettura emozionale di un disastro, atti del convegno “ La psicologia nelle emergenze. Aspetti attuativi” Ordine degli Psicologi FVG, www.psicologi.fvg.it , Monfalcone, 17 gennaio 2003
10. Incontrera R., La formazione del personale nel campo della psicologia delle catastrofi come strumento di autoprotezione e di soccorso. 15-16 novembre. 2003, Atti del 1°International Congress On Disaster Management and Disaster Medicine, Bolzano
11. Incontrera R. Psicologia dell’emergenza: l’associazione Psicologi per i Popoli Regione Friuli-Venezia Giulia, Gli Psicologi del Friuli-Venezia Giulia. Giornale dell’Ordine degli Psicologi del Friuli-venezia Giulia 2004
12. Incontrera R., “La formazione e preparazione del personale nell’ambito del soccorso psicologico in caso di incidenti aeroportuali”. Atti del 2°International Congress On Disaster Management and Disaster Medicine, Bolzano 2004
13. Incontrera R., “Esposizione e commento della C.M. del Dipartimento della Protezione Civile e D.M.13-02- 2001 sugli aspetti psicologici nelle Emergenze Sanitarie”. Atti del Convegno Regionale LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA:ASPETTI ATTUATIVI E PROSPETTIVE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA -Muggia 16 aprile 2005
14. Incontrera R.,”Cosa saper fare per lo stress della popolazione e del soccorritore”. Atti dello Stage per Pediatri sulle Grandi Emergenze”. Fogliano di Redipuglia (GO), 16-18 settembre 2005.
15. Livia V. “Il triage medico-psichiatrico-psicologico” Atti del Convegno Regionale LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA:ASPETTI ATTUATIVI E PROSPETTIVE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA -Muggia 16 aprile 2005
16. Persoglia A. Dir. Op. Aeroporto FVG di Ronchi, Rocchetto F. responsabile Dir. Gest. Aeroporto “Marco Polo” di Tessera (Ve) “La formazione degli operatori aeroportuali sugli aspetti psicologici dell’emergenza”. Atti del Convegno Regionale LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA:ASPETTI ATTUATIVI E PROSPETTIVE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA -Muggia 16 aprile 200
17. Piccini C. “Gruppi vulnerabili. Le reazioni emotive nei bambini e negli anzian”i Atti del Convegno Regionale LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA:ASPETTI ATTUATIVI E PROSPETTIVE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA -Muggia 16 aprile 2005
18. Pribaz A. “Le patologie del soccorritore”. Atti del Convegno Regionale LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA:ASPETTI ATTUATIVI E PROSPETTIVE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA -Muggia 16 aprile 2005
19. Sgarro M, Post Traumatic Stress Disorder, Edizioni Kappa, Roma, 1997

Altre relazioni in http://www.psicologiperipopolifvg.it

Rolando Incontrera

Laboratorio 5: "Il debriefing psicologico"

Responsabili: Isabella De Giorgi, Raffaella Paladini, Luca Pezzullo, Daniela Ferrini

LA PROBLEMATIZZAZIONE DEL DEBRIEFING

Il tema del Debriefing psicologico, o Critical Incident Stress Debriefing (CISD), ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo del settore della psicologia dell'emergenza, soprattutto in ambito anglosassone.

A partire dall'originale proposta di Mitchell (1983), il CISD si è enormemente diffuso in tutto il mondo, tanto da essere a volte "confuso" con l'intera "pratica" della psicologia dell'emergenza, superando in popolarità la stessa matrice di intervento (il CISM, Critical Incident Stress Management) di cui in teoria sarebbe solo una piccola parte.
Questa riduzione indebita è però un errore concettuale, una "metonimina impropria", che in alcuni casi ha eccessivamente semplificato ed "appiattito" la "teoria della clinica" della psicologia dell'emergenza e dello psychological first aid.

Questa esigenza di ricondurre il CISD (che spesso ha portato con sè attese a tratti "miracolistiche", che si stanno rivelando infondate nelle più recenti review e meta-analisi presenti in letteratura) ad una sua più corretta ed adeguata applicazione è stata colta soprattutto in ambito europeo, da autori francesi e scandinavi (Lebigot, Leclercq, Dyregrov,...).
Tali scuole di pensiero hanno proposto di ridurre l'eccessiva enfasi posta sul meticoloso rispetto della procedura orginale (ritenuta troppo rigida e vincolante), e ne hanno invece enfatizzato le dimensioni psicologiche "processuali" e gruppali.
In pratica, si sottolinea l'importanza per lo psicologo di occuparsi molto più dei processi psicologici coinvolti nel lavoro di gruppo, che della rigida applicazione delle procedure tecniche formalmente previste.
Tale nuova "consapevolezza" nell'implementazione dei Debriefing sta iniziando a diffondersi sempre di più in ambito internazionale, e potrebbe permettere il superamento di alcuni dei "limiti" ormai riconosciuti della procedura "classica".

Il dibattito sull'utilità e l'efficacia del Debriefing, con tutta la delicatezza e complessità che l'accompagna proprio per il suo statuto "di fondamento identitario" di molta pratica della psicologia dell'emergenza, è attualmente assai vivace.
Si segnalano alcune risorse di approfondimento:

Early Intervention and CISD Fact Sheet - NCPTSD/VA
Un'introduzione generale in prospettiva anglosassone, con ampi riferimenti alla struttura del CISD ed a studi di efficacia.

Le débriefing psychologique est-il dangereux ?
Un articolo di Erik De Soir, sul prestigioso Journal International De Victimologie, in cui viene analizzata la letteratura critica sul Debriefing.

"CISD, Psychological Debriefing & Group Help after Critical Incidents"
La classica, ampia ed aggiornatissima "reference list" sul CISD delle Trauma Pages di Baldwin, redatta da Atle Dyregrov. Si tratta della più prestigiosa e valida "overview" delle risorse scientifiche di settore.


A livello di testi, volumi ed articoli scientifici, si segnalano in particolare i seguenti classici, che hanno segnato alcuni dei punti fondamentali nell'evoluzione teorica della ricerca sul Debriefing:



Deahl, M. (2000). Psychological debriefing: controversy and challenge. Australian and New Zealand Journal of Psychiatry, 34, 929-939.

Dyregrov, A. (1997). The process in critical incident stress debriefings. Journal of Traumatic Stress, 10, 589-605.

Everly G. S. Jr., Flannery, R. B., Eyler, V. A. (2002). Critical Incident Stress Management (CISM): A statistical review of the literature. Psychiatric Quarterly, 73, 171-182.

Litz, B. T., Gray, M. J., Bryant, R. A., & Adler, A. B. (2002). Early intervention for trauma: current status and future directions. Clinical Psychology: Science and Practice, 9, 112-134.

McNally, R. J., Bryant, R. A., & Ehlers, A. (2003). Does early psychological intervention promote recovery from posttraumatic stress? Psychological Science in the Public Interest, 4, 45-79.

Mitchell, J. T. (1983). When disaster strikes.... The Critical Incident Stress Debriefing. Journal of Emergency Medical Services, 8, 36-39.

Mitchell, J. T. (1988). The history, status and future of critical incident stress debriefings. Journal of Emergency Medical Services, 13, 47-52.

Raphael, B. & Wilson, J. P. (2000) (Eds.). Psychological debriefing. Theory, practice and evidence. Cambridge: Cambridge University Press.

(a cura di L.Pezzullo)

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LABORATORIO 5 (IL DEBRIEFING PSICOLOGICO)

Qui di seguito il programma di massima già sottoposto via e-mail a tutti i
partecipanti al laboratorio ed in corso di implementazione:

ore 9.00 - 13.00 (con intervallo attorno alle ore 11):

a.. autopresentazione dei partecipanti;
b.. breve introduzione storico-teorica con riferimenti alle scuole principali ed
agli studi di efficacia in corso;
c.. relazioni preannunciate su esperienze dirette di debriefing psicologico in
contesti diversi di intervento ed all'interno di organizzazioni diverse (intorno
ai 15'-30' a seconda del numero finale delle relazioni);
d.. confronto e riflessioni sulle testimonianze dirette - e sulle ricerche in
corso di cui si è a conoscenza - per individuare punti critici e punti di forza
del debriefing psicologico a seconda del contesto e della modalità della sua
applicazione;
e.. prime annotazioni in vista della relazione finale

ore 15.00 - 18.00:

a.. parte pratica attraverso una simulazione: divisione del gruppo in due sottogruppi di 12 persone con osservatore esterno, con preventiva scelta condivisa della situazione da trattare sottoponendo almeno tre diverse tematiche e prevedendo l'opportunità di trattare attraverso i due sottogruppi vittime e soccorritori di una stessa emergenza;
b.. discussione di gruppo sulle simulate;
c.. dibattito conclusivo prendendo in considerazione anche le attuali posizioni a
livello internazionale sulla materia;
d.. stesura di una sintetica relazione finale con eventuali "raccomandazioni"

Cordiali saluti
Isabella De Giorgi

Laboratorio 4: "La progettazione dell'intervento psicosociale nelle emergenze internazionali"

Responsabile: Paolo Castelletti

LABORATORIO 4

LA PROGETTAZIONE DELL'INTERVENTO PSICOSOCIALE NELLE EMERGENZE INTERNAZIONALI
PROGRAMMA

Mattino:

INTRODUZIONE

Teoria e metodologia della progettazione psicosociale nelle emergenze
internazionali

(Paolo Castelletti)

CONTRIBUTO

Normativa europea in ambito di presentazione e finanziamento dei progetti
psicosociali".

Marialuisa Silvestrini, PROTEZIONE CIVILE NAZIONALE

ESPERIENZE

Pratica della progettazione psicosociale nei contesti internazionali

I partecipanti con esperienza in programmi di assistenza umanitaria
esporranno sinteticamente un intervento da loro effettuato con riferimento
alle diverse fasi del PCM, interagendo con il gruppo.

Pomeriggio:

DIBATTITO

Significato e prospettive del progetto psicosociale nelle emergenze
internazionali

Sulla base di quanto emerso nel corso della mattinata i partecipanti daranno
vita a un focus group centrato sul progetto psicosociale nelle emergenze
internazionali, i suoi significati, le caratteristiche, le prospettive, le
possibilità operative per gli psicologi.

Al termine della giornata verranno elaborate raccomandazioni di buona
pratica nella progettazione psicosociale. Ai partecipanti saranno inoltre
lasciate, a titolo esemplificativo, schede del WHO sul Rapid Assessment of
Mental Health Needs (RAMH).

________________

Sarebbe un buon risultato se il laboratorio n. 4, alla fine, rappresentasse per chi vi avrà partecipato il compimento di un percorso attraverso le tematiche complesse dell'intervento psicosociale nelle emergenze internazionali.
Si cercherà di creare un rimbalzo fra teoria e pratica per mezzo di brevi relazioni, testimonianze, domande e magari anche un lavoro in piccoli gruppi. Ciò partendo da alcuni quesiti di fondo implicati dal titolo stesso del laboratorio.
Ve li indico:
- cosa si intende per intervento psicosociale ?
- in cosa consiste un progetto psicosociale ?
- cosa si intende per intervento psicosociale in una situazione di
emergenza ?
- cosa si intende per intervento psicosociale in una emergenza
internazionale ?
- perché si considerano così importanti negli interventi psicosociali in
ambito internazionale il concetto di progetto e la capacità di progettare ?

Se riusciremo ad avere idee più chiare almeno su questi quesiti di fondo,
che è comunque necessario porsi, potremo dire di aver speso bene il nostro
tempo.
Ci aiuteranno a procedere alcune fonti indispensabili di cui per ora
ve ne segnalo tre:

- L'ultima edizione del Manuale sul Project Cycle Management di ECHO, che si
può scaricare in pdf dal sito di ECHO http://ec.europa.eu/echo/index_en.htm

- I documenti di lavoro predisposti dallo Psychosocial Working Group che da
anni si occupa della concettualizzazione dell'intervento psicosociale nelle
emergenze. Si trovano al sito http://www.forcedmigration.org/psychosocial

- Un manuale edito dalla WHO sulla valutazione dei bisogni in salute mentale
nelle emergenze complesse, al sito http://www.who.int/hac/techguidance/pht/7405.pdf

Un cordiale arrivederci
Paolo Castelletti

Laboratorio 3: "L'annuncio di cattive notizie e l'accompagnamento nel riconoscimento delle salme"

Responsabile: Fabio Sbattella et coll.

Laboratorio 2: "La formazione dei soccorritori e la selezione dei volontari"

Responsabili: Giampaolo Libardi, Delfo Bonenti

LABORATORIO n.2 - NOTE ORGANIZZATIVE (a cura di G.Libardi)

Vincoli di tempo:
Il laboratorio ha una durata complessiva di 7 ore e 30 min. comprese le pause intermedie di circa 20 min. ciascuna.
La chiusura dei lavori al mattino è legata alla necessità della mensa (alle 13 è necessario interrompere) e all’arrivo delle autorità invitate (alle 18 i lavori devono essere conclusi).
Qualunque sia il lavoro svolto è indispensabile che l’ultima mezz’ora della mattinata e l’ultima mezz’ora del pomeriggio siano riservate alla socializzazione di quanto prodotto.
Sarà utile prevedere circa 30 minuti all’inizio della giornata di lavoro per la presentazione dei partecipanti (si stimano almeno 20 persone presenti) e del come verrà strutturata la giornata.
Nota finale:
l’effettivo spazio per trattare i diversi contenuti è limitato a 5 ore e 20 minuti che – tenendo conto delle alte probabilità con cui si possono verificare imprevisti – possiamo ridurre a 5 ore.

Temi:
Il laboratorio prevede riflessioni su due temi distinti, ma strettamente collegati l’uno all’altro e di uguale importanza:
-Il primo è di carattere generale e riguarda la formazione dei soccorritori siano essi professionisti o volontari, con anni di esperienza o new entry nelle organizzazioni di appartenenza (resp. Giampaolo Libardi)
-Il secondo è di carattere più specifico e riguarda la selezione di una particolare area di soccorritori costituita dai soli volontari. (resp. Delfo Ponenti)
Nota finale:
Ad entrambi i temi verrà riservato un identico spazio.

Gli esiti attesi dai lavori:
La parola “formazione” si presta a molteplici interpretazioni e suscita atteggiamenti e risposte diverse a seconda dei contesti in cui viene collocata e degli interlocutori a cui si rivolge. D’altra parte il mondo dei soccorritori è estremamente vario e complesso. Sarebbe interessante riuscire nel corso del laboratorio sul tema “la formazione dei soccorritori” a delineare:

1) Chi sono i soccorritori e attraverso quali criteri possiamo raggrupparli in categorie;
2) Cosa vogliamo intendere con la parola formazione quando la riferiamo a questo tipo di “lavoratori del sociale in situazione di emergenza”;
3) Quali specificità dobbiamo considerare per svolgere un ruolo attivo ed efficace all’interno delle varie categorie di soccoritori

Nei vari contesti di intervento in situazione di calamità/disastri, naturali o provocati dall’uomo si richiedono ai soccorritori delle caratteristiche o qualità personali specifiche. Ci si attende come esito dal laboratorio sul tema “la selezione dei volontari” delle indicazioni su:

1) caratteristiche distintive del volontario che vuole svolgere l’azione di soccorritore e breve descrizione delle stesse;
2) peso relativo delle caratteristiche individuate al fine di una valutazione del candidato;
3) raggruppamento delle caratteristiche individuate distinguendo quelle che devono essere possedute, da quelle che possono essere migliorate;
4) suggerimenti per la messa a punto di strumenti o protocolli per l’identificazione e la valutazione delle caratteristiche individuate;
5) suggerimenti sulle modalità con cui facilitare al volontario l’acquisizione delle caratteristiche individuate come suscettibili di miglioramento.

Proposte da rilanciare
Le ipotesi di rilancio si collocano su due direttrici distinte:
a) da un lato, si considera utile che gli esisti dei lavori siano confrontati con Responsabili nazionali e locali della Protezione Civile per individuare degli spazi all’interno dei piani formativi attivati che sappiano considerare la preparazione tecnica del soccorritore, ma anche la sua dimensione psicologica
b) dall’altro, si considera utile che all’interno del mondo accademico si approfondiscano riflessioni e scambi che considerino quanto emerso e ricerchino strumenti di selezione e valutazione dei volontari.


A proposito di formazione
(a cura di M.T.Fenoglio)


E’ indubbio che la domanda di psicologia che in questi anni è arrivata a Psicologi per i Popoli dalla protezione Civile e altre organizzazioni di volontariato è stata in prima istanza domanda di formazione.

Da una analisi per ora non sistematica delle domande pervenuteci, risulta che essa in parte discende dalla consapevolezza di non aver fino ad oggi affrontato adeguatamente il tema delle reazioni psicologiche di vittime e soccorritori in emergenza; in parte però appare il frutto di un desiderio di avvicinarsi a una tematica coinvolgente e scottante garantendosi la dovuta “distanza di sicurezza”.
Questa distanza, che può certamente sottintendere una specifica resistenza, va tuttavia a mio avviso considerata come un segnale importante di ciò che l’emergenza rappresenta per i soggetti che ci contattano, sul piano sia emotivo che culturale.
La richiesta della distanza va presa perciò molto sul serio, rispettata nella sua sostanza, e sviluppata in un avvicinamento graduale atto a favorire una reciproca conoscenza e fiducia. La domanda di corsi di formazione, quindi, va a mio avviso accolta ma non enfatizzata come esperienza di “docenza di aula”. Credo invece utile cogliere queste occasioni per porre ascolto a ciò che i partecipanti vogliono esprimere, senza fretta di sovrapporre ai contenuti che i partecipanti propongono schematizzazioni di varia natura.

Credo sia importante muoverci in equilibrio tra gli opposti pericoli del troppo silenzio, che può venir letto come atteggiamento profetico detentore di potere, e del troppo “parlato”, che rischia di saturare e ingessare l’incontro fornendo “risposte” preconfezionate.

Del resto la “teoria della formazione” poggia sugli assunti bioniani di “formazione a pensare”: il lavoro formativo consente ai partecipanti di “tenere un discorso” sulle proprie esperienze, grazie a questo distanziarsene aprendosi alla possibilità di “immaginarsi diversi”. Si tratta quindi di un processo che, anche se si può avvalere di lezioni frontali, non si identifica con queste, né con una generica “trasmissione attiva” di contenuti.

Nel corso della mia attività professionale come formatrice ho tuttavia constatato come la situazione di “aula”, con i suoi tempi concentrati, l’enfasi sulla parola, la dinamica del gruppo, ecc. non sempre è ben tollerata dai partecipanti, dai quali viene avanzata prima di tutto una domanda di conferma e sostegno alle proprie scelte, più che di “cambiamento” a fronte di vere e proprie difficoltà conclamate. Sarebbe tuttavia riduttivo ricondurre questo tipo di domanda alla semplice richiesta di approvazione narcisistica: ciò che sembra motivare molte persone a partecipare a un corso di formazione sembra piuttosto il desiderio di tradurre a un terzo, di raccontare all’interno di uno spazio dedicato una esperienza che non ha ancora trovato una occasione per dirsi.
La formazione può utilmente essere impostata, perciò, come ricerca, nella quale lo psicologo assume il ruolo di raccoglitore di storie e “curatore editoriale” dei contenuti proposti. Sarà poi la rilettura di questi a offrire l’opportunità di distanziarsene, cogliendoli prospetticamente.

Lo psicologo ricercatore, eventualmente coadiuvato da collaboratori giovani e motivati, preparati all’uopo ma non troppo professionalizzati, curerà allora, presso organizzazioni, associazioni o gruppi, una raccolta di “interviste” che legheranno le tematiche da indagare alle vicende biografiche e al sentire dei singoli.
Il metodo della ricerca (più esattamente della “ricerca intervento”) è stato da me applicato, nello spazio di più di un decennio, in diversi contesti: quartieri cittadini o piccoli comuni; due comunità terapeutiche; una associazione di disabili; alcune associazioni di volontariato; un gruppo di disoccupati facenti capo al sindacato; un gruppo di donne in ricollocazione lavorativa; un gruppo di donne straniere dedite al lavoro di cura; un gruppo di mediatori culturali; una ONG.

Ho dato a questa metodologia il nome di “ricerca-intervento a vertice formativo”. Essa si distingue, infatti, dalla ricerca tradazionale in quanto centrata sullo spazio dato alla possibilità di pensiero favorita dalla creazione narrativa.
Lo strumento utilizzato, il colloquio biografico, è concepito come strumento psicologico e clinico: attento cioè alla dinamica relazionale tra intervistatore e intervistato; al setting; all’atteggiamento esente da giudizio; alla regolazione dagli assunti della continua scoperta dell' alterità/reciprocità; al transfert; alla “restituzione” in itinere e finale (riformulazione, feed back) dei contenuti proposti la quale, evitando le interpretazioni (si tratta di un “semplice” riassunto), è tesa a sostenere il senso complessivo del materiale proposto.

Il colloquio così impostato consente agli intervistati di vivere una esperienza di “ascolto” totale, impossibile in situazioni quotidiane in cui la narrazione è inquinata dalla “conversazione”, le rappresentazioni preconcette, le resistenze dell’interlocutore ad essere avvicinati da contenuti scomodi.

Ruolo fondamentale di questa metodologia formativa è inoltre la restituzione di gruppo, in cui i formatori presentano alla organizzazione o ai gruppi coinvolti le “voci” che si sono espresse, eventualmente organizzzate in modo tematico.
Il processo formativo, la “formazione a pensare”, non sono tuttavia mai immediati, né esenti da contraddizioni. Più di una volta la dichiarazione di un cambiamento di prospettiva e decisioni prese in conformità con una nuova consapevolezza ci è giunta a distanza di anni. Ciò che tuttavia viene colto sempre dai partecipanti è l’effetto distanziamento favorito dalle voci che si sviluppano attorno a uno stesso oggetto; la debanalizzazione di ciò che sembra ovvio; il piacere di comporre una narrazione che conserva le specificità pur costituendo una corale; la soddisfazione di essere protagonisti e di comporre, insieme ad altri, una particolare “epica” degli eventi.

Lo strumento: la narrazione


Il concetto di narrazione rientra nell'idea bruneriana di "psicologia popolare". Gli "psicologi popolari", vale a dire chiunque partecipi di una certa cultura, organizza narrativamente la propria esperienza, strutturandola in conformità con i significati ad essa attribuiti. La narrazione, quindi, si sviluppa in quanto dialettica tra "stati del mondo percepiti e propri desideri, che si influenzano a vicenda" (Bruner,1992).
“L'esigenza narrativa, d'altra parte, nasce da una motivazione psicologica prima che estetica: la ricerca di un significato per comprendere la realtà e sottrarsi così alla ansiogena dimensione dell'ignoto.

La raccolta delle narrazioni attraverso il colloquio promuove inoltre la valorizzazione dell'esperienza del singolo in un processo di salvataggio dal sentimento della perdita del senso di sé in relazione agli altri, ma anche del significato della propria identità. La società post-moderna, o globalizzata, offre scarse occasioni per la condivisione delle narrazioni personali e collettive. Eppure, più esse vengono esplicitate, condivise, contrattate, più sono ricchi da un lato la vita sociale, dall'altro il proprio "teatro personale", vale a dire il senso di esserci, il proprio valore come persona”. (Cuniberti P., Fenoglio, Occhionero G., 2001)

Alcune osservazioni in coda


Si è da qualche tempo diffusa anche in Europa una corrente chiamata “Narrative Therapy”, che si propone di essere di utilità alle vittime di un trauma.
Perchè si possa realizzare una condizione di autentica “formatività”, è tuttavia indispensabile che lo psicologo funga davvero da “terzo” nella relazione tra le parti in gioco, per favorire l’interrogazione, l’incertezza, il confronto e, attraverso questi, la nascita del pensiero
Da quanto ho appena illustrato inviterei quindia coloro che fossero interessati alle teorie narrative e alla loro applicazione ad usare molta cautela. Raccontare non è necessariamente teraputico, e il colloquio biografico richiede piena consapevolezza degli strumenti clinici impiegati….
Naturalmente il dibattito, specie se sulla base di esperienze, è opportuno e gradito.

Maria Teresa Fenoglio
Psicologi per i Popoli-Torino


Bibliografia

Bion W.R.(1961), trad.it Esperienze nei gruppi, Armando, Roma 1971
Bion W.R.(1963), trad.it. Apprendere dall’esperienza, Armando, Roma 1972
Bruner J.(1991), trad.it. La ricerca del significato, Bollati Borighieri, Torino 1992
Capello C. (2001), Il sé e l’altro nella scrittura autobiografica, Bollati Boringhieri, Torino 2001
Carli R., Trasformazione e cambiamento, (1976)in “Archivio di Psicologia, Psichiatria e Neurologia”, 1-2,
Carli R., Paniccia R.M., La cultura locale come organizzatore delle relazioni, sito internet spsonline.it/introCultura.htm#culturalocale
Cuniberti P., Fenoglio, Occhionero G, (2001) Psicologia clinica nella comunità: l’ esperienza di inserimento di un gruppo appartamento per pazienti psichiatrici in un quartiere cittadino, Asti
Fenoglio M.T., Franceschetti G.C. (1996), Albre, storie nate o cresciute sulle rive della Stura, Il Segnalibro, Torino
Fenoglio M.T., Franceschetti G.C., Giannini B., Olivero M (1998)., Tra le anse del grande fiume, voci e luoghi di La Loggia, Il Segnalibro, Torino
Fenoglio M.T., Identità nelle periferie: un contributo psicologico, in: “Appunti di politica territoriale”, Celid,Torino 2000
Kaneklin C., Scaratti G (1998), Formazione e narrazione, Cortina, Milano
Lorenzetti,(1992)La dimensione estetica dell'esperienza, Il Mulino, Bologna
Martini G.(1998), Ermeneutica e narrazione, Bollati Boringhieri, Torino
Ricoeur P.(1965), trad.it. Della interpretazione. Saggio su Freud, Il Saggiatore, Milano 1967
Ricoeur P,(1988) La componente narrativa della psicoanalisi, Metaxù, vol.5

Laboratorio 1: "L'intervento psicologico con i bambini nei disastri"

Responsabile: Ester Chicco

L’ambito di riflessione assegnato al nostro gruppo è estremamente vasto.
• Possiamo incontrare infatti emergenze dovute a catastrofi naturali od ambientali (terremoti, alluvioni, carestie, incidenti ecologici), a conflitti in corso o terminati, a situazione di attacchi terroristici, di sradicamento o di esclusione (i bambini di strada)…
• L’intervento psicologico può riferirsi ad una fase di prevenzione (la previsione e la comunicazione del rischio), può essere una risposta immediata all’emergenza, può riferirsi invece alla rilevazione e terapia di eventuali individui a rischio psicologico a causa dell’esperienza traumatica o ancora all’aiuto alla ricostruzione per una comunità traumatizzata (e di cui i bambini fanno ovviamente parte)
• E’ varia l’età della popolazione a cui ci rivolgiamo, le reazioni e le risposte di un adolescente sono certamente diverse da quelle di un neonato o di un bambino che non parla ancora
• E’ infine aperta la discussione su che cosa sia uno stato di PTSD per un bambino, in particolare per un bambino piccolo, su quali possano esserne i riflessi su di una personalità in formazione, ed ovviamente, su quali tipi di intervento siano più opportuni nelle diverse fasce di età e nelle diverse situazioni.

Vorrei indicare alcuni spunti di riflessione che potremmo approfondire nel corso della giornata:
• Quali possono essere le reazioni più comuni, nelle diverse fasce di età (bambini molto piccoli, bambini più grandi, adolescenti) di fronte a una situazione di emergenza, quali di queste reazioni ci devono preoccupare e quando
• Come organizzare una struttura di prima accoglienza (es. tenda), che cosa mettere nella valigia o zaino di primo intervento psicologico
• Quali attività possono essere utili nell’immediato e nei giorni successivi (giochi, fiabe, letture, racconti, canzoni, disegni…)
• Il ruolo dell’adulto/psicologo nei confronti dei bambini e degli altri adulti:
- rassicurare, contenere, ascoltare, spiegare
- funzionare come possibilità di dare un senso all’avvenuto (si può parlare, dire, pensare…)
- rimettere in funzione l’attività simbolica e la capacità di ricostruirsi
- ristabilire i legami
- accogliere e permettere l’esperienza di emozioni negative
- cogliere i segnali preoccupanti e fare attenzione ai soggetti più in difficoltà
- organizzare spazi, giochi ed attività
- ……..

• Quali emozioni e pensieri può suscitare nell’adulto/soccorritore l’incontro con la sofferenza del bambino e dell’adolescente
• Quali attenzioni particolari è necessario avere nei confronti dei bambini molto piccoli (0-3 anni) e di chi si occupa di loro
• Come tutelare i bambini da una eccessiva esposizione alla ripetizione del racconto dell’evento e ai media (TV, stampa)
• Come si può pensare di comunicare ai bambini più piccoli un eventuale rischio (es. terremoto) per indurre comportamenti adeguati
• Quali informazioni può essere utile trasmettere a genitori, ad insegnanti, e in genere a chi si occupa di bambini in una fase di prima emergenza
• Quali contatti stabilire con le istituzioni, le associazioni ecc. Quali figure contattare per coordinare gli interventi nei confronti dei bambini
• Come il soccorritore si prende cura di sé stesso

Attorno a questi (ma anche ad altri) spunti, i partecipanti al gruppo sono invitati a presentare loro eventuali esperienze dirette di intervento psicologico con bambini in situazione di emergenza e/o le loro riflessioni.
Ci sarà anche spazio per un momento di lavoro comune a gruppi.

Avvio delle attività preparatorie per il Campo-Scuola

A partire da oggi, sono attivati gli spazi di discussione relativi ai diversi Laboratori-Seminari del Campo-Scuola Nazionale di Psicologia dell'Emergenza.
Per adesso alcuni di questi devono ancora essere "riempiti" di contenuti, ma nel corso dei prossimi giorni e delle prossime settimane i vari Responsabili aggiungeranno nell'area di loro competenza commenti, indicazioni e spunti di approfondimento, mentre tutti i partecipanti e lettori del Blog potranno contribuire alla discussione utilizzando liberamente i "commenti" (basta cliccare sul link "comments", presente in basso sotto ogni post).