26 aprile 2010

Per iniziare: seconda parte. Bibliografia ragionata.

SECONDA PARTE

Cosa studiare, per formarsi ?

Leggere libri non basta per diventare psicologi, tanto meno psicologi dell'emergenza. E del resto ovviamente non basta essere psicologi pur preparati, leggere un buon manuale, e trovarsi dall'oggi al domani esperto "psicologo dell'emergenza".

Un medico, pur laureato brillantemente, studiandosi solo a tavolino un manuale di medicina d'urgenza o frequentando un seminario formativo di un weekend, non potrebbe mai diventare dall'oggi al domani un esperto di medicina d'emergenza cui affideremmo le nostre vite; allo stesso modo, per essere esperti in psicologia dell'emergenza serve molta pratica, servono esperienze dirette, serve molta formazione approfondita, servono frequenti esercitazioni realistiche, serve andare "sul campo".
Ed è solo così che si diventa realmente "esperti" in qualcosa. Le scorciatoie non esistono, soprattutto quando ci si occupa di salute pubblica in situazioni di emergenza.

Ovviamente, questo non implica che lo studio teorico o i seminari formativi non possano essere utili; anzi, lo studio teorico approfondito è sempre base e fondamento di una corretta pratica professionale.
Solo, queste forme di apprendimento vanno considerate correttamente, valutando bene quello che possono fornire e quello che ovviamente non possono fornire.

Dire "sono un bravo psicologo, leggo un libro/faccio un seminario di due giorni, e poi vado a propormi come esperto di emergenze" sarebbe ovviamente paradossale; ma, giustamente, gli alti standard professionali ed etici a cui tutti gli psicologi sono tenuti impongono molto più che la lettura di un libro o l'ascolto di un paio di conferenze per potersi definire "esperti di qualcosa".

Ciò detto e precisato, esistono alcuni testi, abbastanza diffusi, che presentano in maniera adeguata i concetti fondamentali della teoria e della pratica della psicologia dell'emergenza; testi utili ai colleghi che vogliono avvicinarsi al settore, aggiornarsi, o valutare se approfondire la loro formazione in merito.

Ne elenco alcuni, senza pretesa di esaustività, ma indicandone alcuni che a mio parere possono essere di buona utilità intoduttiva. Quelli in inglese sono facilmente reperibili tramite Amazon o librerie internazionali.

Li suddivido per grandi aree tematiche; un buon psicologo dell'emergenza necessita - davvero - di una competenza di base in ciascuna di queste aree. Anche qui, non esistono scorciatoie !

Psicologia dell'Emergenza:

- Manuale di Psicologia dell'Emergenza. Fabio Sbattella. FrancoAngeli, 2009.

Un manuale eccellente, che introduce i concetti fondamentali teorico-applicativi della psicologia dell'emergenza in maniera chiara e rigorosa; analisi di letteratura, numerose indicazioni operative, e soprattutto un'approfondita riflessione critica sui temi e l'identità della psicologia dell'emergenza (aspetti che vengono presentati spesso in maniera un pò troppo stereotipata nella vecchia letteratura di settore), lo rendono un ottimo testo di partenza per avvicinarsi alla psicologia dell'emergenza, della quale aiuta a comprendere molto bene la "logica implicita", gli "spazi di pensiero" e le modalità applicative sul campo.

- Psicologia dell'Emergenza. Luca Pietrantoni, Luigi Prati. Il Mulino, 2009.

Il miglior manuale accademico attualmente disponibile in italiano sul tema della psicologia dell'emergenza. Il testo (che ho recensito un anno fa su questo stesso blog) affronta tutti i principali temi del settore, proponendone un'eccellente review della letteratura scientifica di merito, molto rigorosa ed aggiornata. Il testo fornisce soprattutto un'inquadramento teorico e scientifico, che permette di apprezzare anche la profondità della "ricerca-in-azione" in questo delicato contesto.

- L'Assistenza Psicologica nelle Emergenze. Bruce Young (et al.). Erickson, 2002.

Un testo classico, su cui molti della "vecchia guardia" si sono formati. Si tratta della traduzione italiana di un manuale operativo dell'Esercito Statunitense. Come tale, presenta utili indicazioni operative, ed una logica espositiva semplice e molto schematica. Ottimo per farsi rapidamente un'idea delle principali tecniche e modalità operative usate nel post-disastro, si presenta oggi come un testo un pò invecchiato, il cui limite maggiore risiede forse nell'assenza di riflessione teorica o critica: essendo un testo molto "operativo", non presenta spazi di elaborazione o approfondimento di merito. Consigliato come complemento allo Sbattella o al Pietrantoni.

Primo Soccorso Psicologico:

- Il primo soccorso psicologico nella maxi-emergenze e nei disastri. Luca Pietrantoni, Gabriele Prati, Luigi Palestini. CLUEB, 2008.

Il "Psychological First Aid", o "Primo Soccorso Psicologico", rappresenta una modalità di organizzazione degli interventi di sostegno psicologico nell'immediatezza del post-evento critico. Utile in particolare per fornire indicazioni operative semplici e chiare a soccorritori e personale operativo, è stato sviluppato in ambito anglosassone nell'ultimo decennio. Il breve testo di Pietrantoni e Prati ne espone in maniera chiara e articolata i concetti fondamentali e le modalità applicative. Come tale, si presenta come un ottimo complemento "pratico" per lo specifico degli interventi di supporto immediato nelle maxiemergenze (che comunque, come detto, è solo una piccola parte della psicologia dell'emergenza).

Psicologia della Sopravvivenza:

- The Unthinkable. Amanda Ripley. Three Rivers Press, 2009.

Un libro introduttivo, ma assolutamente eccellente, sul tema della psicologia in emergenza: tutti i principali processi psicologici di adattamento, sopravvivenza e gestione individuale e gruppale degli eventi critici sono descritti in maniera eccellente, scientificamente rigorosa ed al contempo molto articolata anche a livello di case-studies e "storie di vita". Scritto in maniera molto interessante, con continui rimandi tra analisi di caso e ricerca scientifica, il volume analizza molto bene tutto il range di risposte cognitive, psicosociali e comportamentali davanti ad eventi estremi, crisi ed incidenti. Testo obbligatorio per ogni psicologo dell'emergenza degno di questo nome !

- Deep Survival. Laurence Gonzales. W. W. Norton, 2004.

Un testo di introduzione e discussione sul tema della psicologia della sopravvivenza in contesti estremi, ricco di approfondimenti e case-studies. Un volume molto utile e interessante, ideale per avvicinarsi a questo settore specifico.

Psicologia del Rischio:

- Nuovi Rischi, Vecchie Paure. Rino Rumiati, Lucia Savadori. Il Mulino, 2005.

Un'introduzione chiara, sintetica ed aggiornata al tema della "percezione del rischio", fondamentale tema scientifico-professionale a cavallo tra psicologia cognitiva, ambientale e dell'emergenza. Il testo si basa prevalentemente sulle modellizzazioni di Paul Slovic e del cosiddetto "paradigma psicometrico della risk perception", che è stato di particolare rilievo nella storia dei "risk studies" internazionali.

Psicotraumatologia:

- Principles of Trauma Therapy. John Briere. Sage, 2006.

Un eccellente testo clinico: aggiornato, chiaro, scientificamente rigoroso, ricco di indicazioni clinico-professionali. Il volume copre tutti i principali temi concettuali e metodologici della "Trauma Therapy", in maniera a tratti sintetica ma sempre chiarissima ed esauriente.
Assolutamente consigliato, sia per i "novizi" che per i terapeuti esperti che vogliano bene introdursi all'argomento.

- Disturbo Post-Traumatico da Stress. William Yule. McGraw-Hill, 2002.

Lo Yule è un classico della moderna psicopatologia e nosologia del PTSD: il testo, di impronta fortemente cognitivo-comportamentale e di taglio clinico, è un'ottima introduzione all'argomento. La sua edizione originale è del 1999, quindi è leggermente invecchiato - ma rimane comunque una delle migliori trattazioni del tema disponibili in italiano.

- Nuove vie per uscire dal Trauma. Gottfried Fischer. Edizioni del Cerro, 2009.

Il testo di Fischer, uno dei principali psicotraumatologi europei, è un'interessante guida alla gestione clinica delle sindromi traumatiche, scritto in maniera veramente chiara, semplice e coerente. Pensato specificatamente per il giovane terapeuta che si avvicina per la prima volta all'argomento, presenta sinteticamente - e con forte taglio clinico-operativo - una serie di considerazioni, indicazioni e semplici tecniche per la facilitazione dell'elaborazione dei vissuti conseguenti all'evento traumatico. La semplicità e scorrevolezza dello scritto non è però disgiunta da un forte rigore teorico e professionale di fondo.
Data la sua notevole chiarezza espositiva, la sua relativa brevità, ed il suo taglio concreto, molte parti di questo testo possono essere utilmente usate (con le dovute accortezze, ovviamente) anche come testo di informazione/supporto per i pazienti ed i loro famigliari.

- Les Traumatismes Psychiques. Michel De Clercq, Francois Lebigot. Masson, 2001.

Un grandissimo classico della letteratura psicotraumatologica/emergenziale europea, è forse uno dei migliori testi mai scritti sull'argomento: solidità concettuale, completezza espositiva, ricchezza di notazioni cliniche unite ad una profondissima (e rara, in letteratura) riflessione teorico-critica sulla metapsicologia del trauma, è forse il testo-principe della scuola psicotraumatologica militare francese, una delle più importanti del mondo. Mentre solitamente la letteratura psicotraumatologica ha un forte orientamento cognitivo-comportamentale, questo testo si apre significativamente, e con grande rigore concettuale, anche a tematiche di tipo psicodinamico.
Attualmente non è più reperibile in commercio, ma gran parte del testo è fortunatamente consultabile online tramite Google Books.

- Comprendere il Trauma. Caroline Garland. Bruno Mondadori Editore, 2001.

Tra i recenti testi di orientamento dinamico sulla gestione clinica del trauma, questo è particolarmente significativo e di interesse: un'ottima trattazione della teoria dinamica del trauma psichico acuto, con numerose esemplificazioni cliniche, e rigorose riflessioni applicative derivate dalla più recente tradizione di ricerca ed intervento della prestigiosa Tavistock Clinic, sui temi di incidenti, eventi acuti, situazioni di crisi.

- Il Mondo Interiore del Trauma. Donald Kalsched. Moretti e Vitali, 2001.

In questo eccellente testo ad orientamento psicologico-analitico, Kalsched elabora un modello estremamente ricco e psicoterapeuticamente interessante sulle "situazioni traumatiche" (a partire dall'età evolutiva), che portano poi a strutturare, nel tempo, forme di sofferenza interna riattivabili anche da eventi acuti. L'elaborazione teorico-clinica di Kalsched è particolarmente rigorosa, innovativa e brillante, ed il testo è realmente di grande interesse per tutti i terapeuti che operino nell'ambito della psicoterapia traumatologica.

Psicologia del Lutto e della Morte:

- Il Lutto in Psicologia Clinica e Psicoterapia. Maura Sgarro. Centro Scientifico Editore, 2008.

Un testo chiaro e ben articolato sui temi della gestione clinica del lutto; i suoi diversi capitoli, ad opera di diversi contributori, coprono tutti i principali ambiti professionali e temi applicativi legati agli eventi luttuosi. E' il volume di riferimento per chi ha interesse professionale nell'area, ed è fortemente consigliato anche per clinici esperti.

- Imparare a dirsi addio. Eliana Adler Segre. Proedi Editore, 2005.

Un testo semplice e sintetico, ma mai banale, sull'accompagnamento alla "perdita dell'altro" ed all'avvio dell'elaborazione del lutto. Testo introduttivo, rivolto non solo a psicologi, ma anche a parenti ed altri operatori sociosanitari dell'area terminale, si presenta come molto utile - per chiarezza ed esemplificazioni operative - per i colleghi che si avvicinano per la prima volta all'argomento.

- La Nera Signora. Alfonso Maria di Nola. Newton-Compton, 2009.

Un'utile lettura complementare: è una trattazione amplissima, ricca e molto dettagliata del tema dell'antropologia della morte e del lutto. Il voluminoso testo tratta in maniera molto articolata degli aspetti simbolici, culturali e sociali - sia famigliari che comunitari - della morte, del cordoglio e del lutto. Ottimo per porre in prospettiva più ampia le letture specificatamente cliniche.

Psicologia culturale, immigrazione e violenze organizzate:

- L'Assistenza Terapeutica ai Rifugiati. Renos K. Papadopoulos. Magi Editore, 2006.

La necessità di comprensione degli aspetti culturali del trauma, e della specificità e complessità dell'intervento con rifugiati, profughi e richiedenti asilo (spesso vittime di tortura, abusi, lutti) è in rapida crescita anche in Italia. Il testo di Papadopoulos, uno dei massimi esperti internazionali del tema, presenta un'introduzione ricca e chiara all'argomento, con indicazioni operative e riflessioni teoriche di non poco spessore. Ottimo anche per chi si avvicina per la prima volta a tali questioni.

- Oltre la tortura. Aldo Morrone (a cura di). Magi Editore, 2008.

Un testo specifico, che deriva dalla grande esperienza del gruppo dell'IRCCS "San Gallicano" di Roma in merito alla presa in carico ed al trattamento dei rifugiati vittime di tortura. Tema assai delicato e difficile, che spesso è di faticosa gestione anche per i clinici più esperti; il libro descrive in maniera sintetica ma attenta i principali problemi del lavoro in questo setting duro e difficile, anche attraverso l'esperienza del San Gallicano stesso, delineando indicazioni molto utili per il clinico e le èquipe di cura che si trovano ad interfacciarsi con pazienti con queste drammatiche storie personali.

Psicologia militare e del terrorismo:

- Military Psychology. Carrie H. Kennedy, Eric Zillmer. Guilford Press, 2006.

Attualmente, lo standard internazionale nella manualistica sulla psicologia militare è rappresentato proprio da questo volume. Il testo si focalizza sulla presentazione e discussione della letteratura scientifica e professionale più aggiornata su tutte le sotto-aree della psicologia militare, sviluppando linee di lavoro molto interessanti, sia nel classico ambito clinico (la prima parte) che nella psicologia operativa (la seconda parte). Questo focus bivalente, unito al forte aggiornamento della letteratura di riferimento, lo rende un unicum nei testi di settore, ed un volume di estremo interesse per chi operi in questo contesto.

- Psychology of Terrorism. Bongar, Brown, Zimbardo et al., Oxford University Press, 2007.

Si tratta forse del miglior testo attualmente disponibile, a livello internazionale, sugli aspetti psicologici e psicosociali legati al terrorismo.
La prima parte fornisce così un'ampia introduzione teorica al problema del terrorismo, studiandone gli antecedenti storici, le forme di articolazione, e gli aspetti sociali, comunicativi e culturali in senso lato. Si approfondiscono poi i temi della "psicologia del terrorista", del terrorismo suicida e del percorso di costruzione di un'identità personale come "terrorista".
Si passa quindi ad analizzare gli effetti psicologici degli atti di terrorismo, visti sia a livello collettivo che a livello individuale. Interessanti, e del resto sempre più presenti in letteratura scientifica, i temi della resilienza individuale e di comunità davanti ad eventi critici, che ricevono ampia attenzione nell'ultima parte del testo.

Psicologia degli operatori del soccorso:

- In the Line of Fire. C. Regher, T.Bober. Oxford University Press, 2005.

Un volume denso e di ottimo livello nell'analisi e comprensione dei processi psicologici, di stress e trauma nel personale del sistema del soccorso. Il trauma secondario, ovvero quello che colpisce i soccorritori professionisti o volontari, può essere di difficile riconoscimento e gestione, e spesso viene sistematicamente sottovalutato dai soccorritori stessi. Il testo della Regher e di Bober è la migliore e più aggiornata sintesi internazionale sulla problematica, avente un particolare focus sui soccorritori professionali. La ricca analisi dei dati, il collegamento con case-studies e testimonianze sul campo, e l'ampio ventaglio di situazioni studiate lo rendono un testo utilissimo per chiunque operi, da un punto di vista psicologico, con gruppi di soccorritori.

Prossimamente, nuove aggiunte alla bibliografia tematica.

Buone letture !
Luca Pezzullo

Alcune indicazioni "per iniziare": Prima parte

Tra le domande via mail che mi arrivano più di frequente da parte dei colleghi che si avvicinano per la prima volta a questo settore, vi è quella sul... "come iniziare/cosa leggere/come formarsi" in psicologia dell'emergenza.

Siccome mi trovo a rispondere spesso alla stessa domanda, ecco qui un sunto "una volta per tutte", diviso in tre parti ! :-)

In questa prima parte, alcune questioni preliminari e concettuali del settore, che è importante conoscere per avvicinarlo in maniera corretta; nella seconda parte, che sarà postata nei prossimi giorni, una lunga serie di indicazioni bibliografiche ragionate, sui diversi ambiti della psicologia dell'emergenza e della psicotraumatologia; nella terza parte - in preparazione - una serie di consigli operativi sui diversi contesti operativi ed associativi di settore.

PRIMA PARTE

1. Non confondete la psicotraumatologia con la psicologia dell'emergenza.

La psicologia dell'emergenza è qualcosa di più "vasto" e molto diverso rispetto alla psicotraumatologia, e troppo spesso si fa una certa confusione in merito (purtroppo, a volte anche tra gli addetti ai lavori). Questo non significa certo che uno dei due settori sia "migliore o più importante dell'altro"; ma è necessario comprendere bene le diverse aree teorico-metodologiche cui fanno riferimento.

La psicologia dell'emergenza infatti non è solo "psicologia clinica", ma è anche (e spesso soprattutto) psicologia sociale, psicologia dei gruppi, psicologia della comunicazione, psicologia delle organizzazioni, psicologia di comunità - tutte applicate, trasversalmente e integrativamente, all'ambito delle "situazioni di crisi".

Dunque, si tratta di un ambito complesso e variegato, "orizzontale" rispetto ai diversi ambiti, teorie e linee di lavoro psicologiche, e assolutamente non riducibile alla sola "clinica del post-emergenza", che ne è solo una piccola parte (per quanto significativa).

La psicotraumatologia, invece, è una declinazione specifica della psicoterapia nell'ambito dei traumi psichici. Dunque, un tema molto più specifico, e clinicamente orientato. Solitamente, inoltre, la psicotraumatologia si applica nel caso di disturbi clinicamente significativi (che solitamente sono più rari di quanto si pensa, anche in contesti di emergenza), a distanza di settimane o mesi dagli eventi critici, ed in setting individuali.

Ovviamente vi sono diversi punti di contatto e di "continuità operativa" tra intervento psicologico-emergenziale e intervento psicotraumatologico, ma bisogna evitare di confonderli indebitamente, proprio per massima chiarezza operativa, scientifica e professionale.

Mentre sicuramente non tutte le persone coinvolte da un evento critico necessiteranno infatti di un supporto specialistico psicoterapeutico-psicotraumatologico (anzi, dai dati statistici internazionali solo una piccola minoranza ne necessita clinicamente), forme di sostegno psicologico-emergenziale, e gli interventi "organizzativi" derivati dalla psicologia dell'emergenza, possono essere dirette a gran parte delle persone coinvolte da un evento critico - a livello individuale, gruppale e comunitario.

In altri termini: la sofferenza emotiva, avanti a situazioni critiche, è frequente e normale - e ce ne se ne può e deve prendere cura; ma questo non implica che la sofferenza sia o diventerà automaticamente una "malattia": la pur acuta sofferenza personale in situazioni di emergenza, diventa infatti una psicopatologia strutturata solo in rari casi (meno del 10% in media, secondo le rilevazioni epidemiologiche del NCPTSD, il più importante centro internazionale di ricerca in merito), nel qual caso può allora essere utile ed importante un intervento psicoterapeutico-psicotraumatologico.

2. Non basta saperne di psicologia, per essere bravi psicologi dell'emergenza.

Sembra ovvio, ma va sottolineato espressamente.
Essere psicologi competenti e preparati è ovviamente la base necessaria, ma non è sufficiente per essere un bravo psicologo dell'emergenza. Sono infatti anche altre le competenze professionali ed extraprofessionali che sono fondamentali per poter operare in maniera efficace e sicura in questo specifico contesto, così delicato, trasversale e complesso. Sul campo, contano molto anche competenze operative non ascrivibili alla sola psicologia dell'emergenza, o anche solo alla psicologia in generale.

Essere in grado di orientarsi nel sistema dei soccorsi; conoscere le sigle, le logiche, i linguaggi e le procedure di base di Protezione Civile e soccorso sanitario; sapersi interfacciare correttamente con le istituzioni, associazioni ed Enti preposti alla gestione dei soccorsi; conoscere e saper mettere in atto le regole di sicurezza operativa sul campo, o l'uso di DPI, etc., sono tutte conoscenze e competenze essenziali per lo psicologo dell'emergenza, che si trova ad operare, per definizione, in un contesto fisico e relazionale profondamente diverso da quello cui magari si è abituato nella sua pratica professionale "ordinaria". E la buona volontà non è in questo caso sufficiente: è necessaria una preparazione specifica, che parte anche da basi formative ed esperienziali non solo psicologiche.

Ad esempio, seguire integralmente un buon corso-base per volontari di Protezione Civile e/o soccorritore sanitario (con brevetto BLS/D), fornisce allo psicologo quella base "operativa" e di conoscenze/esperienze dirette del sistema di soccorso/emergenza che gli permetteranno poi di operare in maniera molto più orientata, consapevole ed efficace quando in emergenza si troverà sul serio. Se si vuole fornire una prestazione professionale rigorosa e di alto livello in questi contesti speciali, è questa una tappa formativa fondamentale.

Dunque, queste competenze e questa "identità" di soccorritore" -prima ancora che di psicologo - sono non solo utili, ma forse anche un vero e proprio pre-requisito fondamentale per poter poi andare a fare lo psicologo dell'emergenza, e saper interoperare efficacemente con tutti gli altri "attori funzionali" del sistema del soccorso.

3. In che aree psicologiche formarsi ?

Per fare gli psicologi dell'emergenza, non basta assolutamente saperne solo di "psicologia", o di "psicologia clinica", o essere psicoterapeuti.
Un vecchio e sbagliato luogo comune voleva che un bravo psicologo potesse essere ipso facto anche un bravo psicologo dell'emergenza, magari dopo essersi solo letto qualche libro, o seguito un breve seminario, in merito. Errore da matita blu !

Esattamente come il nostro tranquillo medico di famiglia non diventa automaticamente un superesperto da E.R. dopo aver seguito un breve seminario di pronto soccorso, uno psicologo (o psicoterapeuta) pur bravo difficilmente può trasformarsi in un grande esperto di emergenze dal giorno alla notte. Questo, pur essendo magari un ottimo psicologo, o un ottimo psicoterapeuta (anche migliore, in contesti non-emergenziali, di quanto sarebbe magari uno psicologo dell'emergenza).

Essere un buon psicologo, ed eventualmente un buon psicologo clinico e/o psicoterapeuta, è però ovviamente una base essenziale per essere poi un buon psicologo dell'emergenza. Insomma, la buona competenza di base è una condizione necessaria, ma da sola insufficiente.

Del resto, per fare poi buona psicologia dell'emergenza, non basta affatto saperne solo di psicologia dell'emergenza. Bisogna saperne (e bene) di psicologia generale, di psicologia sociale, di psicologia dello sviluppo, di psicologia clinica. E bisogna quindi approfondire, specificatamente, aree professionali di settore, quali: l'organizzazione dei servizi di emergenza, la psicologia della crisi emotiva, la psicologia del rischio, la psicologia della comunicazione di massa, le dinamiche organizzative in emergenza, la psicologia culturale, la clinica dei traumi, la psicologia delle comunità in situazioni di crisi, la gestione del lutto. Temi numerosi e complessi, ma non di meno essenziali nella gestione integrata ed efficace dei diversi aspetti dello scenario emergenziale.

Insomma, si necessita di una serie di competenze su tre livelli: in primis, competenze extrapsicologiche, sul sistema dei soccorsi e l'organizzazione delle emergenze. Poi, competenze psicologiche "di base", con una forte expertise trasversalmente ai diversi settori clinici e sociali "classici" della psicologia. Quindi, una serie di competenze molto specifiche ed applicative, sui versanti peculiari della psicologia dell'emergenza e degli eventi acuti.

Una formazione lunga, come si vede; non a caso, i corsi formativi di settore più seri e strutturati durano solitamente almeno un anno o due, per poter veicolare adeguatamente le principali competenze di merito. E sono assolutamente necessarie, nel tempo, anche numerose esercitazioni ed esperienze pratiche supervisionate, per poter tradurre in pratica l'apprendimento teorico (ed in questo settore, il contatto diretto con la complessità ed imprevedibilità dell'ambiente operativo è essenziale, forse ancor più che in altri campi).

Segue a breve la "seconda parte": bibliografie tematiche ragionate per avvicinarsi al settore.


Saluti a tutti,
Luca Pezzullo