11 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo - Psicologi volontari ed alcune riflessioni

In questi giorni sono numerosissimi i colleghi che chiedono in privato, a tratti anche molto insistentemente, di partire: vi prego, pazientate; e pazientiamo un attimo come categoria !

L'emergenza non è certo solo quella di questi giorni, anzi.
Non serve "correre subito a fare qualcosa, qualunque cosa purchè si faccia qualcosa": in molti casi, come psicologi, ci serve anzi fermarsi, tollerare l'ansia del "rinvio del fare", recuperare "spazi per pensare" a medio termine, ed avviare quindi la progettazione di attività più complesse, articolate ed a lunga prospettiva.

Dobbiamo fare "azioni", non "agiti". A maggior ragione perchè siamo in emergenza.

Paradossalmente, l'emergenza "dura e difficile" inizia dopo, quando le telecamere non ci sono più, quando i soccorritori iniziano a diminuire, quando si cerca di
riavviare una normalità difficile.
Nelle settimane successive emergono le difficoltà a fare nuovi progetti di vita, a ripianificare il proprio futuro, a costruire una prospettiva di significato personale, a riavviare i processi psicosociali di una comunità "ferita" a livello collettivo.

Che è qualcosa di molto più complesso del "semplice" PTSD individuale, ma
spesso anche molti psicologi e psichiatri se ne dimenticano.

Non c'è solo da fare "psicoterapia": c'è da fare moltissima psicologia di
comunità
. Noi psicologi per non dobbiamo chiudere la nostra "prospettiva di
senso" su un evento del genere, pensando che si debba fare solo "intervento
clinico sul trauma", o "psicoterapie del PTSD". Questo serve, ed è essenziale, ma è solo una piccolissima parte del lavoro psicologico post-emergenza.
Gran parte del lavoro dovrà essere invece di tipo psicosociale, comunitario,
di empowerment sociale.

Nei prossimi mesi, passata l'emergenza acuta e superata la fase di Legge 194,
per tutti gli psicologi che lo vorranno ci saranno quindi molte possibilità per prestare aiuto, ed implementare la propria professionalità gratuitamente a supporto della popolazione abruzzese (in ambito clinico, sociale, di psicologia di comunità).

E nel medio termine, tutte le componenti della professione (Ordini,
Università, Associazioni Professionali, Scuole, etc.), potranno (e
dovrebbero?) dare un contributo volontario importante, nei propri ambiti di
pertinenza.

Nessun commento: