30 aprile 2009

Abruzzo: dalla continuità assistenziale, alla continuità esistenziale

Riaggiorno il blog, a qualche giorno di distanza, sulle attività di sostegno psicologico in corso in Abruzzo.

Proseguono le attività della Protezione Civile nazionale, e dei gruppi collegati, per l'esecuzione degli interventi nelle aree colpite dal sisma del 6 aprile scorso.
La situazione sul campo è per molti aspetti in via di stabilizzazione logistica, ma al tempo stesso rimane intensa da un punto di vista operativo (per tutto il sistema dei soccorsi in generale, psicologi compresi).

I colleghi operativi sia nella zona del sisma che sulla costa (prevalentemente afferenti al DPC, a Psicologi per i Popoli, alla SIPEM, al PEA ed agli Ordini, variamente situati ed inquadrati) stanno svolgendo attività di tipo sia clinico che psicosociale, compiendo anche monitoraggi dei bisogni psicologici nei vari COM e nel complesso sistema dei campi e delle tendopoli (giunte quasi a quota 140).

Le linee di lavoro prevalenti sono con i minori (spazi di gioco psicologicamente orientati), con gli anziani (in molti casi, abbastanza provati dalle lunghe settimane di vita nelle tendopoli), e con gli adulti, soprattutto coloro che si trovano attualmente - passata la fase dell'emergenza acuta - a doversi costruire una nuova rappresentazione del proprio futuro, ed a gestire così la "transizione" possibile delle proprie attività, relazioni, situazioni contestuali nei prossimi mesi.
Un lavoro non facile, in cui all'attività clinica classica si deve affiancare e preferire, per molti aspetti, un'attività maggiormente orientata su criteri psicosociali e comunitari.

Altra area di lavoro per gli psicologi è quello della percezione collettiva e della comunicazione del rischio; si tratta di un ambito delicato e complesso, anche perchè in questo momento si diffondono spesso falsi allarmi, leggende urbane e voci "da campo" (se ne parlava anche sui quotidiani nazionali in questi giorni) di possibili nuove scosse di alta magnitudo.
Voci del resto infondate, visto che è impossibile prevedere con precisione specifici eventi sismici; ma che non di meno, nel clima gruppale e comunitario che è comprensibilmente a tratti saturo di ansia, assumono proporzioni marcate.

In questi giorni, a tre settimane dall'evento sismico principale, la fase di emergenza acuta (almeno per l'intervento immediato sulla crisi) si può dire per certi aspetti conclusa, con la relativa stabilizzazione dello scenario operativo da un punto di vista di soddisfacimento dei bisogni fondamentali, organizzazione, logistica del sistema dei soccorsi.

Certamente, le diverse realtà sul territorio hanno sicuramente problematiche e situazioni diversificate anche da questo punto di vista, ma "l'urgenza del fare" dei primissimi giorni, per certi aspetti, inizia a mutare in qualcosa di ancora più articolato e complesso.

Per alcuni tipi di attività, si può quindi iniziare a pensare in termini di graduale passaggio, nelle prossime settimane, tra l'operatività "di crisi" e quella "del supporto di continuità".

Con l'evoluzione progressiva delle situazioni sul campo e dello scenario d'intervento muteranno infatti, almeno in parte, i problemi operativi con cui i nostri colleghi devono confrontarsi nei campi; l'attenzione alla dinamica psicosociale e comunitaria, dovrà probabilmente articolarsi ancora più nel senso della ripresa di "continuità esistenziale" oltre che "assistenziale" per la popolazione coinvolta.

Si tratta, anche per i soccorritori, di accettare e sostenere la transizione dall'assistere dei primi giorni, all'esistere di nuovo come popolazione attiva, autonoma, che si autogestisce con efficacia.

La costruzione di prospettive di senso sulla propria nuova realtà, il rientro nelle case (o la delusione del fallimento del progetto di rientro), il sostegno alla pensabilità di una "continuità" personale e famigliare nei mesi successivi, l'organizzazione di attività di supporto nel medio periodo, le tensioni tra comunità vicine per percepite asimmetrie nei servizi/benefici, la ripresa della regolarità della vita comunitaria in un contesto molto diverso dal precedente, l'usura emotiva, sociale e fisica della vita nelle tendopoli per molte settimane, sono tutti assetti "emergenziali/post-emergenziali" in cui un pensiero ed una pratica psicologica attentamente orientata potrà e dovrà fornire spunti e modelli di lavoro con le comunità colpite.

Luca Pezzullo

18 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo - nuovi aggiornamenti

Dopo alcuni giorni complessi, alcuni aggiornamenti.

Le squadre di psicologi coordinate dal DPC coprono ormai le pertinenze di quasi tutti i diversi COM (Centri Operativi Misti, ciascuno dei quali si occupa di una particolare area del territorio coinvolto dal sisma), con team di psicologi dell'emergenza integrati funzionalmente con le direzioni dei campi e dei servizi sanitari.
DICOMAC (la Direzione Comando e Controllo, che gestisce tutte le operazioni in teatro) ha distribuito in maniera equilibrata tutte le risorse afferenti alla Protezione Civile nazionale.

In molti COM, i colleghi operano a partire da un determinato campo-base (di solito una delle tendopoli principali), per poi girare regolarmente anche nelle pertinenze secondarie, spesso con l'ausilio dei mezzi della Protezione Civile. Continuano le intense attività assistenziali alla popolazione, sia minori (con le tende per i bambini, comprensive di giochi psicologicamente orientati, ludoteche, piccole biblioteche), che adulti ed anziani.

Sono in corso, da parte dei diversi gruppi di colleghi (di varie "appartenenze" associative) attivi nei diversi teatri operativi, le attività di valutazione e sostegno del disagio psicologico e psicosociale; l'attività informativa specialistica (la cosiddettà "psychoeducation" sulle reazioni emotive alle situazioni di crisi); la liaison con i servizi psichiatrici (per i pazienti già in carico ai servizi territoriali previamente al sisma); le consulenze a genitori e famiglie; i debriefing a gruppi di soccorritori (spesso operanti da giorni in situazioni difficili).

Viene svolto, ed è importantissimo sottolinearlo, moltissimo lavoro di psicologia di comunità (empowerment sociale, sviluppo delle risorse psicosociali locali, etc.), che in emergenza ha un ruolo assolutamente fondamentale; per molti aspetti anche maggiore, per rilevanza operativa e necessità di diffusione, di quello clinico.

Buono il coordinamento centralizzato del DPC, anche se in alcuni casi ci sono state sovrapposizioni funzionali con gruppi o singoli che non si sono ben integrati funzionalmente nel necessario sistema di coordinamento operativo del Dipartimento di Protezione Civile.

Molte squadre regionali di Psicologi per i Popoli, con questo weekend, si avviano ormai a ruotare in teatro le squadre di terza partenza (in collegamento con le proprie Colonne Mobili Regionali di afferenza di Protezione Civile), e si stanno organizzando per sviluppare un'assistenza di crisi di breve-medio termine (adattandola col tempo anche al continuo, fisiologico, evolversi delle esigenze psicosociali e organizzative).

I feedback sulle attività psicologiche sono in media assai positivi, sia da parte della popolazione coinvolta che dei responsabili dei campi e dei servizi della Protezione Civile. Insomma, gli psicologi dell'emergenza italiani sembra che stiano davvero bene operando, portando un ausilio effettivo alla popolazione, e contribuendo così anche a rinforzre la buona immagine sociale della nostra professione.

Al prossimo aggiornamento,
Luca

13 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo - ulteriori aggiornamenti

Nuovi aggiornamenti dalla situazione in Abruzzo.

Situazione complessa e molto articolata
, ma con attività di supporto psicologiche e psicosociali in quantità crescenti nelle varie tendopoli, assegnate ai diversi COM (Centri Operativi Misti) coordinati dal CCS de L'Aquila.

Necessariamente la rappresentazione che fornisco è "a macchia di leopardo", nel senso che è difficile produrre un quadro completo della situazione, in continua e rapidissima evoluzione.

Con oggi, ad una settimana dal sisma e dall'avvio dei soccorsi, sono in corso di sostituzione molte squadre e contingenti operativi di Protezione Civile arrivati nelle prime ore; gruppi che terminano il loro turno settimanale di servizio operativo, e che vengono sostituiti da colleghi nuovi. Questo ricambio coinvolge anche diverse squadre di psicologi, che vengono via via sostituite dalle squadre "fresche" di colleghi, che nel frattanto si erano preparati e coordinati per rilevare i colleghi operativi già da molti giorni.

Tra gli altri, sono stati ruotati i bravissimi colleghi del Trentino e della Val d'Aosta, che hanno intensamente operato nei campi loro assegnati fin dal primo/secondo giorno delle operazioni, e che adesso si stanno organizzando per garantire la relativa continuità operativa dei siti loro assegnati.

Ma è in effetti difficile, e forse anche inutile, fare il mero elenco dei siti e degli spostamenti dei gruppi di colleghi nel teatro delle operazioni.
Solo alcuni accenni per dare un'idea della complessità degli interventi:

Il coordinamento centralizzato della Protezione Civile nazionale prosegue, con briefing tecnici ogni 48 ore tra tutte le componenti Psi- presenti nell'area de L'Aquila. Questi incontri, anche se costringono a spostamenti non sempre facili, hanno lo scopo fondamentale di "tenere insieme" le attività psicologiche, fornendo a tutti i colleghi presenti sul campo uno spazio di pensiero collettivo sui problemi, le difficoltà, le criticità degli interventi in corso.

Diversi gruppi di colleghi sono inquadrati in campi e realtà territoriali difficili, anche da un punto di vista ambientale e climatico.
Se già in valle la situazione delle condimeteo è pessima, con campi ben organizzati ma spartani, alcune colleghe stanno operando direttamente in montagna, in siti con temperature bassissime e scarse strutture di supporto logistico.
Ce ne sono alcune operanti in quota a 1500 metri, e che devono raggiungere i siti operativi in fuoristrada, con tende ancora poco o nulla riscaldate.
Tali condizioni ambientali rendono ancora più difficile ed impegnativo (oltre che estremamente faticoso) il mantenimento delle attività operative, che vengono però tenute attive grazie sia all'impegno generoso dei colleghi, sia al grosso supporto che viene fornito loro dalla Protezione Civile.

In gran parte dei siti e delle tendopoli l'apprezzamento per l'opera degli psicologi della Protezione Civile è elevato, ed i colleghi stanno ottenendo in media ottimi feedback anche dai funzionari e dirigenti delle varie associazioni del sistema dei soccorsi.

Molti colleghi stanno iniziando a spostare il focus della loro attenzione dall'intervento di crisi dei primissimi giorni, clinicamente orientato, verso le necessità del medio termine, più di tipo psicosociale.
Come psicologi è importante, soprattutto adesso, non chiudersi professionalmente in una mera (per quanto fondamentale) "clinica del trauma", ma invece tenere aperta la propria prospettiva operativa soprattutto verso l'integrazione di linee di lavoro psicosociale, comunitario, organizzativo.

Molti colleghi devono gestire complesse situazioni organizzative, logistiche e coordinative; a riprova dell'essenzialità di percorsi formativi, per gli psicologi dell'emergenza, che a fianco dei classici temi e concetti della psicologia di crisi, inseriscano contenuti formativi con una forte enfasi sulla dimensione "organizzativa ed operativa" dei sistemi dell'emergenza, sull'accettazione delle inevitabili frustrazioni del lavoro in contesti ad alto "attrito emotivo e comunicativo", sulle tecniche pratiche di pianificazione operativa e di contingenza.

La popolazione nelle tendopoli inizia a sentire il bisogno di riprendere maggiormente spazi di autonomia e di autogestione; segno positivo di uscita dalla fase di passività iniziale del post-evento, e che il sistema dei soccorsi deve permettere, garantire e sostenere. I soccorritori, seppur nel rigore organizzativo necessario in queste situazioni, devono riconoscere gli spazi di autonomia della popolazione, senza impedire (anche solo implicitamente) il raggiungimento e mantenimento degli stessi, con i relativi vantaggi sia pratici che psicologici.

In sintesi, si deve passare dalla logica dell'aiuto "umanitario" (cioè quella che passivizza la "vittima") verso quella dell'aiuto "umanizzante" (cioè quello che le restituisce la sua inalienabile dimensione di uomo "adulto ed attivo").
O, detto in altri termini, si deve passare "dal focus assistenzale, al focus esistenzale".

Buon lavoro a tutti i colleghi sul campo,
Luca Pezzullo

12 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo - i colleghi Abruzzesi

Man mano che ricevo informazioni anche da altre componenti operative sul campo, aggiorno le informazioni.

L'impegno dei colleghi Abruzzesi è stato ovviamente il più diretto, e personale, di tutta la macchina dei soccorsi psicologici e psicosociali che si è attivata in seguito al sisma.
Moltissimi colleghi si sono immediatamente messi a disposizione del sistema dei soccorsi, dell'Ordine dell'Abruzzo e dei gruppi locali di Protezione Civile, per fornire attività organizzative ed operative fin dal primo giorno. Oltre che a L'Aquila, i colleghi abruzzesi hanno operato nei vari campi e sulla costa, dove è stata sfollata parte della popolazione coinvolta.

Le squadre di psicologi dell'emergenza del PEA (Psicologi Emergenza Abruzzo) si sono in particolare attivate fin dalle primissime ore, per prestare supporto alla popolazione, facilitare il coordinamento in loco con le squadre provenienti da fuori regione, e garantire la continuità assistenziale. Gli operatori hanno partecipato alle non semplici operazioni di supporto ai parenti durante le esequie, e continuano da giorni ad essere attivi nelle operazioni di asssistenza psicosociale a Piazza d'Armi.

11 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo - Psicologi volontari ed alcune riflessioni

In questi giorni sono numerosissimi i colleghi che chiedono in privato, a tratti anche molto insistentemente, di partire: vi prego, pazientate; e pazientiamo un attimo come categoria !

L'emergenza non è certo solo quella di questi giorni, anzi.
Non serve "correre subito a fare qualcosa, qualunque cosa purchè si faccia qualcosa": in molti casi, come psicologi, ci serve anzi fermarsi, tollerare l'ansia del "rinvio del fare", recuperare "spazi per pensare" a medio termine, ed avviare quindi la progettazione di attività più complesse, articolate ed a lunga prospettiva.

Dobbiamo fare "azioni", non "agiti". A maggior ragione perchè siamo in emergenza.

Paradossalmente, l'emergenza "dura e difficile" inizia dopo, quando le telecamere non ci sono più, quando i soccorritori iniziano a diminuire, quando si cerca di
riavviare una normalità difficile.
Nelle settimane successive emergono le difficoltà a fare nuovi progetti di vita, a ripianificare il proprio futuro, a costruire una prospettiva di significato personale, a riavviare i processi psicosociali di una comunità "ferita" a livello collettivo.

Che è qualcosa di molto più complesso del "semplice" PTSD individuale, ma
spesso anche molti psicologi e psichiatri se ne dimenticano.

Non c'è solo da fare "psicoterapia": c'è da fare moltissima psicologia di
comunità
. Noi psicologi per non dobbiamo chiudere la nostra "prospettiva di
senso" su un evento del genere, pensando che si debba fare solo "intervento
clinico sul trauma", o "psicoterapie del PTSD". Questo serve, ed è essenziale, ma è solo una piccolissima parte del lavoro psicologico post-emergenza.
Gran parte del lavoro dovrà essere invece di tipo psicosociale, comunitario,
di empowerment sociale.

Nei prossimi mesi, passata l'emergenza acuta e superata la fase di Legge 194,
per tutti gli psicologi che lo vorranno ci saranno quindi molte possibilità per prestare aiuto, ed implementare la propria professionalità gratuitamente a supporto della popolazione abruzzese (in ambito clinico, sociale, di psicologia di comunità).

E nel medio termine, tutte le componenti della professione (Ordini,
Università, Associazioni Professionali, Scuole, etc.), potranno (e
dovrebbero?) dare un contributo volontario importante, nei propri ambiti di
pertinenza.

Interventi psicologici nel Terremoto Abruzzese

Continuo con gli aggiornamenti in presa diretta, in merito alle attività di supporto psicologico alla popolazione de L'Aquila e delle altre zone coinvolte dal sisma dell'Abruzzo, nell'ambito della Protezione Civile nazionale.

Diversi problemi organizzativi e logistici sono stati causati dalle
numerose autocandidature di gruppi, singoli ed operatori di vario tipo,
da varie regioni e non integrati nel sistema dei soccorsi, spesso privi di esperienza operativa, che si sono "autoconvocati" e che stanno rendendo a tratti difficile l'ottimizzazione dell'impiego delle risorse.

Apprezzabilissimo l'impegno volontario, ma il DPC ha ribadito chiaramente che, in questa fase e nelle aree di intervento operativo, sono ammesse ad operare direttamente solo le associazioni già appartenenti o convenzionate col volontariato nazionale di protezione civile ai vari livelli (comunale, regionale, nazionale), per ovvi motivi logistici, coordinativi e di sicurezza operativa.

Si segnala inoltre che il numero di soccorritori organizzati è dell'ordine dei 10.000, una città nella città; con ovvia "pressione" sulle linee logistiche, di ammassamento e di vettovagliamento del personale di soccorso.
La Protezione Civile deve prioritizzare vitto ed alloggio per i cittadini (siamo a quota 28.000 sfollati), ed il crescente numero di volontari "autoconvocati" aumenta il peso della situazione.

Da un punto di vista psicologico, fino al giorno precedente i funerali sono proseguite le opere di accompagnamento psicologico all'obitorio per il riconoscimento delle salme.
Alcuni colleghi vi hanno operato ieri per tutto il giorno, e vi sono tornati
poi per rimanere fino a notte inoltrata con i parenti delle vittime, con un
impegno emotivo, tecnico ed umano notevole.

In questo momento sono già giunte le ulteriori squadre operative di psicologi
attivati dal DPC (Psicologi per i Popoli), dalla Lombardia, dal Piemonte e dall'Emilia Romagna.
Vengono distribuiti in aree e tendopoli diversificate, a seguito delle ricognizioni sui bisogni psicosociali sul territorio attuate negli ultimi giorni.

Sono rientrati intanto in Lazio i colleghi che hanno operato, in maniera
estremamente intesa, nei primi giorni e notti di attività svolta presso
l'obitorio.

Domattina è previsto un ulteriore rinforzo nei paesi limitrofi a L'Aquila, per
la fase post-funeraria, con squadre del Veneto e del Trentino specializzate in
supporto ai minori ed elaborazione lutto.
Arrivano anch'esse già dotate degli equipaggiamenti e dei Kit precondizionati per
la costituzione degli "spazi protetti" per i minori.

Il coordinamento centrale degli psicologi a cura della Protezione Civile
Nazionale sta funzionando, e le coperture dei campi e delle tendopoli iniziano ad essere sempre più organizzate ed articolate.

Stanno già iniziando a muoversi anche le squadre operative di "seconda
partenza" (sempre dal Veneto e dal Trentino; e poi ancora ne dovrebbero
arrivare altre da Piemonte e Sardegna), che daranno il cambio ai colleghi,
stanchissimi, che sono operativi continuativamente già dal lunedi/martedi.

08 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo - richieste di partenza

Una nota importante:

In queste ore, moltissimi colleghi continuano ad offrirsi volontari, ma la
politica scelta dalle associazioni di volontariato (o almeno da PxP) è quella
di rifiutare le numerose autocandidature dei colleghi non specificatamente
esperti di operatività di emergenza, e di non mandare nessuno "da
solo", in maniera "esterna" ai gruppi e squadre organizzate e coordinate da
esperti già inquadrati nel sistema di protezione civile nazionale.

Più in generale, è importante tenere presente che in questo momento il numero di volontari sul posto è già elevatissimo, ed il Dipartimento di Protezione Civile ha
ribadito chiaramente che, in questa fase e nelle aree di intervento operativo,
sono ammesse ad operare direttamente solo le associazioni già appartenenti o
convenzionate col volontariato nazionale di protezione civile ai vari livelli
(comunale, regionale, nazionale), per ovvi motivi logistici, coordinativi e di
sicurezza operativa.

Terremoto in Abruzzo - 4

Brevi aggiornamenti sulla situazione operativa.

Domani in giornata affluiscono ulteriori squadre del volontariato psicologico di
emergenza sui vari scenari, anche a supporto delle unità operative di PC e
VVF.
Attualmente sono operative nei vari teatri le squadre di prima partenza di Psicologi per i Popoli della Val d'Aosta, di Cuneo, della Lombardia, del Trentino, del Lazio.

Domani giungeranno ulteriori rinforzi da Torino, Sondrio e dall'Emilia Romagna.
Venerdi le squadre di seconda partenza del Veneto, ed a seguire a Pasquetta le seconde/terze partenze, sempre dal Veneto e probabilmente dalla Sardegna.

Attivi sul posto anche numerosi operatori della SIPEM. Tra le altre, sul posto è attiva la squadra di intervento di SIPEM Liguria, che ha condotto anche delle ricognizioni sul campo dei bisogni psicosociali in diverse aree colpite dal sisma.

Ieri notte sono arrivati dalla Val d'Aosta, con una colonna mista
logistica PC - psicologi PxP, i kit da campo per l'assistenza ai bambini ed agli
adolescenti (i cosiddetti "Zaini Infanzia", predisposti con il materiale per
la costruzione di spazi di ascolto e spazi protetti per bambini di varie età).

La Protezione Civile Nazionale ha istituito un coordinamento del supporto
psicologico, con personale del Dipartimento che coordina e distribuisce le varie risorse in maniera integrata ed unitaria; ogni sera viene tenuto un briefing operativo a L'Aquila, con tutte le principali componenti psicologiche coinvolte nei soccorsi.

L'operatività dei colleghi che hanno operato tutta la giornata di ieri e la notte
nelle attività di accompagnamento al riconoscimento delle salme è stata
comprensibilmente pesante, ma molti colleghi stanno operando con le
famiglie in maniera straordinaria, anche se in un contesto emotivo
estremamente difficile. Un augurio ed un pensiero che "sappiano prendersi cura
anche di sè stessi", per tutti loro.

Luca

06 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo - non solo PTSD

Alcune note:

va molto di moda parlare di "emergenza=PTSD". No.
C'è anche il PTSD, certo; ma ha una incidenza molto bassa, sul totale della
popolazione affetta. Non confondiamo le gravi difficoltà emotive e relazionali
che possono seguire a questo evento, con l'automatica etichettatura
diagnostica. Gli effetti psicologici a lungo termine di un evento di tale
magnitudine non si esauriscono nel solo PTSD.

Gli effetti sono di ben altro tipo, complessità e richiedono interventi
integrati: si pensi ad esempio al senso di sradicamento territoriale, la
perdita dei referenti simbolici dell’abitazione, l’interruzione della
regolarità e prevedibilità della vita quotidiana (con annessi sensi di perdita
di agency e mastery), la perdita della strutturazione sociale e relazionale,
la potenziale perdita di posti di lavoro, case e strutture di servizio ed i
relativi effetti psicologici dei problemi economici; le future "lotte
burocratiche" prolungate, sia col Pubblico (ma lo Stato è con me o contro di
me ?), che col Privato (Assicurazioni, etc.).

Per non parlare (succedono sempre anche queste), ad un livello di psicologia
di comunità, dei fenomeni di conflitti tra comunità territoriali vicine (per
il controllo delle risorse, per le asimmetrie di distribuzione degli aiuti,
per gli emergenti conflitti di territorializzazione, etc.).

Insomma, un lavoro psicologico complesso, a lungo termine, su più livelli, con una forte ottica che esce dalla dimensione "individuale" e si sposta sull'asse "comunitario".
L'emergenza è un lavoro che integra più che mai le dimensioni sociali,
microculturali, cliniche, comunicative.

Quindi, su questo, come categoria professionale dobbiamo tenere uno sguardo al
contempo molto "pragmatico" (non si va all'avventura, ma in maniera
consapevole, organizzata, coordinata); ma insieme anche "complesso", che non
si limiti a riduzionismi solo psicopatologici.

Luca

Terremoto in Abruzzo - 2

Aggiorno e dettaglio:

E' partita già stanotte l'attivazione del volontariato nazionale di Protezione
Civile, compresi gli psicologi-volontari già strutturati nel sistema nazionale
del DPC.
Molti colleghi, qualificatisi in psicologia dell'emergenza, e strutturati
nelle Colonne Mobili di Protezione Civile che si stanno attivando in tutta
Italia, sono in standby con gli equipaggiamenti pronti, e le prime squadre sono già partite per le aree di ammassamento-soccorritori in Abruzzo.
Il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile ha ufficialmente attivato poco
fa Psicologi per i Popoli ai sensi della dichiarazione di emergenza nazionale.

I gruppi operativi di psicologi di varie associazioni professionali stanno
predisponendo i kit di emergenza psicologica (zaini infanzia, anziani), e si
stanno collegando con i nuclei socio-assistenziali di Protezione Civile con
cui operano abitualmente. In queste ore si stanno definendo i criteri
operativi e d'intervento per tutte le componenti del Sistema di Protezione
Civile (VVF, PC, CRI, ANPAS, Misericordie, Volontariato Professionale, etc.).

Terremoto in Abruzzo

Un flash telegrafico: sono stati attivati diversi gruppi di psicologi dell'emergenza nelle colonne mobili regionali e nazionali della Protezione Civile, per l'intervento in Abruzzo.

Psicologi per i Popoli ha attivato diverse squadre operative, integrate nella Protezione Civile, che stanno affluendo in teatro in queste ore e nei prossimi giorni.

Oltre a Psicologi per i Popoli, si stanno attivando anche psicologi della SIPEM, della Croce Rossa, e di altre istituzioni ordinistiche.

Il coordinamento operativo sul posto, a cura del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, sarà finalizzato a massimizzare la sinergia tra i vari gruppi di psicologi intervenuti.