06 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo - non solo PTSD

Alcune note:

va molto di moda parlare di "emergenza=PTSD". No.
C'è anche il PTSD, certo; ma ha una incidenza molto bassa, sul totale della
popolazione affetta. Non confondiamo le gravi difficoltà emotive e relazionali
che possono seguire a questo evento, con l'automatica etichettatura
diagnostica. Gli effetti psicologici a lungo termine di un evento di tale
magnitudine non si esauriscono nel solo PTSD.

Gli effetti sono di ben altro tipo, complessità e richiedono interventi
integrati: si pensi ad esempio al senso di sradicamento territoriale, la
perdita dei referenti simbolici dell’abitazione, l’interruzione della
regolarità e prevedibilità della vita quotidiana (con annessi sensi di perdita
di agency e mastery), la perdita della strutturazione sociale e relazionale,
la potenziale perdita di posti di lavoro, case e strutture di servizio ed i
relativi effetti psicologici dei problemi economici; le future "lotte
burocratiche" prolungate, sia col Pubblico (ma lo Stato è con me o contro di
me ?), che col Privato (Assicurazioni, etc.).

Per non parlare (succedono sempre anche queste), ad un livello di psicologia
di comunità, dei fenomeni di conflitti tra comunità territoriali vicine (per
il controllo delle risorse, per le asimmetrie di distribuzione degli aiuti,
per gli emergenti conflitti di territorializzazione, etc.).

Insomma, un lavoro psicologico complesso, a lungo termine, su più livelli, con una forte ottica che esce dalla dimensione "individuale" e si sposta sull'asse "comunitario".
L'emergenza è un lavoro che integra più che mai le dimensioni sociali,
microculturali, cliniche, comunicative.

Quindi, su questo, come categoria professionale dobbiamo tenere uno sguardo al
contempo molto "pragmatico" (non si va all'avventura, ma in maniera
consapevole, organizzata, coordinata); ma insieme anche "complesso", che non
si limiti a riduzionismi solo psicopatologici.

Luca

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