29 marzo 2005

Ancora morte nel Sud-Est asiatico

Lo Tsunami Asiatico colpì il giorno dopo Natale; ed ecco che il giorno dopo Pasqua ci ritroviamo tutti davanti alla televisione, a seguire le notizie di un secondo, grande, terremoto vicino a Sumatra.
Le prime notizie indicano 1.000 o 2.000 vittime, contro le circa 300.000 dell'altra volta.

Tre o quattro i fattori che hanno contribuito probabilmente a questa differenza: l'intensità del terremoto (di circa un punto Richter inferiore a quello di Natale; essendo una scala logaritmica, un punto Richter in meno significa un'energia di 32 volte inferiore); la direzionalità del moto ondoso, che si è dispersa verso sud invece che verso est ed ovest (dove si trovano le terre emerse a più alta densità abitativa dell'Oceano Indiano); l'esperienza del primo Tsunami, che ha spinto immediatamente le popolazioni delle aree a rischio ad attuare la strategia più semplice ed efficace: l'allontanamento rapido ed immediato dalle zone costiere.

Un altro fattore che potrebbe aver contribuito è la maggiore profondità dell'ipocentro, stimato a circa 30 km sotto il livello del mare, rispetto a quello del 26 dicembre (circa 10 km di profondità). La maggiore profondità ha ridotto la diffusione dell'energia alla massa idrica sovrastante, riducendo significativamente l'intensità dello tsunami conseguente.

Purtroppo sono sempre i gravi eventi ad "insegnare" in maniera indelebile le strategie di comportamento efficaci...

2.000 morti sono comunque un numero altissimo, ed andrebbero considerate come numero "assoluto"... qualunque confronto "relativo" (2.000 rispetto a 300.000) è solo l'esito di un'euristica cognitiva, che rischia di farci pensare "ah, beh, sono morti in pochi", quando in realtà si parla di migliaia e migliaia di vite interrotte.

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