17 agosto 2006

Laboratorio 1: "L'intervento psicologico con i bambini nei disastri"

Responsabile: Ester Chicco

L’ambito di riflessione assegnato al nostro gruppo è estremamente vasto.
• Possiamo incontrare infatti emergenze dovute a catastrofi naturali od ambientali (terremoti, alluvioni, carestie, incidenti ecologici), a conflitti in corso o terminati, a situazione di attacchi terroristici, di sradicamento o di esclusione (i bambini di strada)…
• L’intervento psicologico può riferirsi ad una fase di prevenzione (la previsione e la comunicazione del rischio), può essere una risposta immediata all’emergenza, può riferirsi invece alla rilevazione e terapia di eventuali individui a rischio psicologico a causa dell’esperienza traumatica o ancora all’aiuto alla ricostruzione per una comunità traumatizzata (e di cui i bambini fanno ovviamente parte)
• E’ varia l’età della popolazione a cui ci rivolgiamo, le reazioni e le risposte di un adolescente sono certamente diverse da quelle di un neonato o di un bambino che non parla ancora
• E’ infine aperta la discussione su che cosa sia uno stato di PTSD per un bambino, in particolare per un bambino piccolo, su quali possano esserne i riflessi su di una personalità in formazione, ed ovviamente, su quali tipi di intervento siano più opportuni nelle diverse fasce di età e nelle diverse situazioni.

Vorrei indicare alcuni spunti di riflessione che potremmo approfondire nel corso della giornata:
• Quali possono essere le reazioni più comuni, nelle diverse fasce di età (bambini molto piccoli, bambini più grandi, adolescenti) di fronte a una situazione di emergenza, quali di queste reazioni ci devono preoccupare e quando
• Come organizzare una struttura di prima accoglienza (es. tenda), che cosa mettere nella valigia o zaino di primo intervento psicologico
• Quali attività possono essere utili nell’immediato e nei giorni successivi (giochi, fiabe, letture, racconti, canzoni, disegni…)
• Il ruolo dell’adulto/psicologo nei confronti dei bambini e degli altri adulti:
- rassicurare, contenere, ascoltare, spiegare
- funzionare come possibilità di dare un senso all’avvenuto (si può parlare, dire, pensare…)
- rimettere in funzione l’attività simbolica e la capacità di ricostruirsi
- ristabilire i legami
- accogliere e permettere l’esperienza di emozioni negative
- cogliere i segnali preoccupanti e fare attenzione ai soggetti più in difficoltà
- organizzare spazi, giochi ed attività
- ……..

• Quali emozioni e pensieri può suscitare nell’adulto/soccorritore l’incontro con la sofferenza del bambino e dell’adolescente
• Quali attenzioni particolari è necessario avere nei confronti dei bambini molto piccoli (0-3 anni) e di chi si occupa di loro
• Come tutelare i bambini da una eccessiva esposizione alla ripetizione del racconto dell’evento e ai media (TV, stampa)
• Come si può pensare di comunicare ai bambini più piccoli un eventuale rischio (es. terremoto) per indurre comportamenti adeguati
• Quali informazioni può essere utile trasmettere a genitori, ad insegnanti, e in genere a chi si occupa di bambini in una fase di prima emergenza
• Quali contatti stabilire con le istituzioni, le associazioni ecc. Quali figure contattare per coordinare gli interventi nei confronti dei bambini
• Come il soccorritore si prende cura di sé stesso

Attorno a questi (ma anche ad altri) spunti, i partecipanti al gruppo sono invitati a presentare loro eventuali esperienze dirette di intervento psicologico con bambini in situazione di emergenza e/o le loro riflessioni.
Ci sarà anche spazio per un momento di lavoro comune a gruppi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

L’ambito di riflessione assegnato al nostro gruppo è estremamente vasto.
• Possiamo incontrare infatti emergenze dovute a catastrofi naturali od ambientali (terremoti, alluvioni, carestie, incidenti ecologici), a conflitti in corso o terminati, a situazione di attacchi terroristici, di sradicamento o di esclusione (i bambini di strada)…
• L’intervento psicologico può riferirsi ad una fase di prevenzione (la previsione e la comunicazione del rischio), può essere una risposta immediata all’emergenza, può riferirsi invece alla rilevazione e terapia di eventuali individui a rischio psicologico a causa dell’esperienza traumatica o ancora all’aiuto alla ricostruzione per una comunità traumatizzata (e di cui i bambini fanno ovviamente parte)
• E’ varia l’età della popolazione a cui ci rivolgiamo, le reazioni e le risposte di un adolescente sono certamente diverse da quelle di un neonato o di un bambino che non parla ancora
• E’ infine aperta la discussione su che cosa sia uno stato di PTSD per un bambino, in particolare per un bambino piccolo, su quali possano esserne i riflessi su di una personalità in formazione, ed ovviamente, su quali tipi di intervento siano più opportuni nelle diverse fasce di età e nelle diverse situazioni.
Vorrei indicare alcuni spunti di riflessione che potremmo approfondire nel corso della giornata:
• Quali possono essere le reazioni più comuni, nelle diverse fasce di età (bambini molto piccoli, bambini più grandi, adolescenti) di fronte a una situazione di emergenza, quali di queste reazioni ci devono preoccupare e quando
• Come organizzare una struttura di prima accoglienza (es. tenda), che cosa mettere nella valigia o zaino di primo intervento psicologico
• Quali attività possono essere utili nell’immediato e nei giorni successivi (giochi, fiabe, letture, racconti, canzoni, disegni…)
• Il ruolo dell’adulto/psicologo nei confronti dei bambini e degli altri adulti:
- rassicurare, contenere, ascoltare, spiegare
- funzionare come possibilità di dare un senso all’avvenuto (si può parlare, dire, pensare…)
- rimettere in funzione l’attività simbolica e la capacità di ricostruirsi
- ristabilire i legami
- accogliere e permettere l’esperienza di emozioni negative
- cogliere i segnali preoccupanti e fare attenzione ai soggetti più in difficoltà
- organizzare spazi, giochi ed attività
- ……..
• Quali emozioni e pensieri può suscitare nell’adulto/soccorritore l’incontro con la sofferenza del bambino e dell’adolescente
• Quali attenzioni particolari è necessario avere nei confronti dei bambini molto piccoli (0-3 anni) e di chi si occupa di loro
• Come tutelare i bambini da una eccessiva esposizione alla ripetizione del racconto dell’evento e ai media (TV, stampa)
• Come si può pensare di comunicare ai bambini più piccoli un eventuale rischio (es. terremoto) per indurre comportamenti adeguati
• Quali informazioni può essere utile trasmettere a genitori, ad insegnanti, e in genere a chi si occupa di bambini in una fase di prima emergenza
• Quali contatti stabilire con le istituzioni, le associazioni ecc. Quali figure contattare per coordinare gli interventi nei confronti dei bambini
• Come il soccorritore si prende cura di sé stesso
Attorno a questi (ma anche ad altri) spunti, i partecipanti al gruppo sono invitati a presentare loro eventuali esperienze dirette di intervento psicologico con bambini in situazione di emergenza e/o le loro riflessioni.
Ci sarà anche spazio per un momento di lavoro comune a gruppi.