19 agosto 2005

Un altro paio di lanci di agenzia...

Appena recuperati in rete, a proposito della vicenda dell'ATR72:

"Alle 2.10 di domenica notte quando l'aereo atterra al «Falcone e Borsellino» non sanno ancora che figli, mariti e nipoti sono morti. Nessuno gli ha detto la verità. Un gruppo sale su un pullman, il secondo su un altro. Il primo è quello dei parenti che riabbracceranno i propri congiunti feriti negli ospedali, il secondo è quello del dolore. Quando arrivano all'Istituto di medicina legale del Policlinico, i parenti dei defunti dell'Atr 72 precipitato a Capo Gallo non sanno cosa li aspetta. E neppure i medici erano stati avvertiti che nessuno tra i parenti sapeva ancora la verità. La scopriranno subito dopo, quando i sanitari tolgono i veli dai cadaveri. Paolo Procaccianti, direttore del reparto di medicina legale, racconta la scomoda verità, poco prima del triste pellegrinaggio dei parenti nella camera ardente. «Non hanno detto a questa povera gente come stavano le cose - denuncia - Nessuno sapeva, pensavano di riabbracciare i propri cari e invece li hanno visti morti. E' stato uno choc, cui abbiamo dovuto rimediare con l'ausilio di un equipe di psicologi». Al dramma, poi, si è aggiunta la tragedia della famiglia di Raffaele Ditano, 32 anni, uno dei tre dispersi. «Gli abbiamo mostrato un cadavere - racconta Procaccianti - Quando lo hanno visto, si sono rassicurati: non era il loro Raffaele». Solo più tardi scopriranno che il papà di Maria Grazia La Catena di 11 anni, salva insieme alla madre Flora, probabilmente si trova in fondo al mare, a 1.200 metri di profondità e che difficilmente il suo corpo sarà recuperato." (Il Manifesto Online, 9/8/05).

Probabilmente nemmeno gli psicologi sapevano "chi sapeva cosa" in quella confusione.
Forse è per questo che (come indicato in altri lanci), alcuni avevano detto ripetutamente ai parenti dei morti di "sperare in un miracolo" ?

Ma il lungo lavoro svolto dagli psicologi, in condizioni non facili, è stato riconosciuto dai parenti delle vittime:
"Dopo l'omelia dell'arcivescovo di Bari, Francesco Cacucci, il toccante appello lanciato dalla zia di Barbara Baldacci. (...) La donna ha anche ricordato ''quegli eroi sconosciuti che qui e a Palermo ci sono stati vicini, quei medici, volontari, psicologi e assistenti sociali che ci hanno aiutato''". (AdnKronos)

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