17 marzo 2010

Haiti, aggiornamenti dagli operatori sul campo

Kristian Talamonti è un giovane psicologo che ha operato nel contesto del sisma Abruzzese. Attualmente si trova ad Haiti, nell'ambito delle attività di supporto alla popolazione colpita dal terremoto di gennaio.

Sempre ad Haiti, sul campo, ci sono da giorni i colleghi Fabio Sbattella e Paolo Castelletti, cui va un pensiero ed un augurio forte di buon lavoro.

Kristian ha inviato questa impressionante email di aggiornamento delle sue attività alcuni giorni fa a Fabio Rossi, Presidente di Psicologi per i Popoli Abruzzo; mail fatta poi circolare nell'ambito della Federazione Psicologi per i Popoli, e che pubblico qui col suo consenso (ed alcuni fix), al fine di dargli massima visibilità.

E' un pò lunga, ma credo che renda molto bene la drammaticità della situazione, soprattutto ora che "i riflettori si sono abbassati". Come spesso succede, la fase di "ripristino" e "recovery" a medio termine diviene molto più drammatica e complessa di quella del soccorso immediato, proprio perchè l'attenzione internazionale viene meno nel momento in cui invece servirebbero risorse specifiche e costanti.

Leggetela tutta. Non credo che servano altri commenti.
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Caro Fabio,
sono arrivato da una settimana e non nascondo che l’impatto con la situazione locale è molto duro.

Arrivando ad Haiti la situazione appariva devastante, ma solo il giorno dopo andando in giro in macchina per visitare le missioni delle suore Salesiane le dimensioni della tragedia si sono rivelate in tutta la loro grandezza, la città è una gigantesca tendopoli con oltre 900.000 senza-tetto che vivono alla giornata.
Oltre alle tende classiche arrivate da tutto il mondo e di tutte le dimensioni, ci sono tende fatte con i più svariati mezzi di fortuna, spesso sono lenzuola e cartoni appoggiati su pali di legno conficcati nella terra e ti lascio immaginare con la pioggia torrenziale di questi giorni cosa succede.

Quelli che non hanno una buona tenda o un riparo hanno poca scelta: o si bagnano o si rifugiano nelle case pericolanti che sono tantissime, sparse per tutta la capitale e molto pericolose. Le scosse continuano, per questo prima o poi ci saranno nuove vittime. I campi che sono nati spontaneamente intorno alle missioni delle suore sono 5 e tutti molto organizzati e più puliti degli altri, per questo continuano ad arrivare persone tutti i giorni. Gli aiuti promessi non sono sempre costanti, per esempio gli spagnoli che ci portano l’acqua potabile una volta a settimana sono in ritardo di 4 giorni!!!

Sono stato al campo del DPC (Dipartimento di Protezione Civile italiano) al Saint Damien dove ho incontrato molte facce note!!! Devo ringraziare molto Luigi D’Angelo che il giorno dopo che sono passato ci ha richiamato e ci ha mandato al magazzino della Marina Militare, dove la farmacista ci ha riempito tre jeep con scatoloni di medicinali e disinfettanti e li abbiamo portati ai nostri medici che ora hanno un'autonomia di almeno tre mesi.
La brutta notizia è che il DPC smobilita tra dieci giorni perché il loro compito era solo di dare sostegno alle ONG internazionali nelle prime fasi dell’emergenza.

Le suore salesiane vivono di donazioni e provvidenza e valorizzano ogni aiuto ricevuto con una grande esperienza, per questo sono molto rispettate dalla popolazione, anche perché sono presenti ad Haiti dal 1935, perfettamente integrate con la cultura e la lingua ed i risultati del loro lavoro nei campi appare subito evidente, rispetto ad altri dove non ci sono e non hanno la gestione. Inoltre la maggior parte sono di Haiti. Perfino a Petion-Ville dove c’era una grande struttura salesiana con laboratori scientifici e aule della scuola primaria e secondaria, che sono crollati, le suore vivono insieme a 70 famiglie che sono state accolte, curate e sfamate in un campo da calcetto il giorno stesso del terremoto.

Nel collegio Marie Regine, la direttrice è la mia compagna di università Haitiana, suor Anci che gestisce il campo da sola con altre 5 suore alle quali ora si aggiungono 2 volontari italiani di cui uno sono io. In più per fortuna da poco tempo si sono uniti anche alcuni collaboratori giovani del posto come animatori per le attività pomeridiane con i bambini e gli adolescenti. Il campo poco prima che arrivassi io aveva 8/9.000 persone, ora sono più di 10.000 e ci sono molte attività con i bambini di tutte le età, in tutto circa 2.000, di cui 300 sono da 0 a 5 anni, 7 sono nati nel campo dopo il terremoto.

Per fortuna il cibo e l’acqua ora li preparano con una cucina mobile i soldati dell’esercito Messicano, ma spesso durante la distribuzione dei pasti capitano problemi ed è pericoloso perché le persone sono cosi tante che spesso nascono liti durante la fila. Nella Citè Militare le suore gestiscono il campo con 3500 persone, organizzando assistenza generale, distribuzione di cibo e acqua ed è incredibile perché li sono solo 4!!!

Nella missione Maria Ausiliatrice ci sono 300 persone a dormire, più bambini che partecipano alle attività pomeridiane. Le suore tengono molto a queste attività perché aiutano ad impegnare il tempo e tenere lontano i giovani dalla strada, diminuendo il contatto con la criminalità, responsabilizzandoli e coinvolgendoli anche in microprogetti formativi.

Le baby gang sono numerose e quando assaltano una macchina lo fanno in gruppo e sono armati con pistole e machete e sono molto rapidi e violenti. L’unica cosa che resta da fare è lasciare tutto e allontanarsi rapidamente. Per questo motivo spesso si gira
scortati dai soldati dell’Onu quando si trasportano aiuti umanitari e non si distribuiscono più alimenti all’interno delle tendopoli.

Sono in programma anche attività psicosociali e di socializzazione per i bambini, per farli ambientare e a breve verranno organizzate attività manuali ed educative ma servono i principali materiali didattici che sono andati perduti con il terremoto. Il governo preme per la riapertura delle scuole anche se sono quasi tutte distrutte o inagibili, perché sa che tenendo impegnati i bambini e i ragazzi si gestisce meglio la criminalità, ma in un paese dove l’85% dell'educazione è privata e uno studente deve pagare il suo maestro, se si va a scuola quel giorno non si mangia.

Nel campo della missione della Casa provinciale, ci sono 924 persone.
Il cibo e l’acqua vengono distribuiti in pacchi per famiglie ogni 4 giorni, tutto viene rigorosamente registrato, per evitare sbagli, tipo doppie consegne. Viene data assistenza spirituale e sanitaria, in più ci sono i medici portoghesi sempre presenti nella casa con un PMA (Posto Medico Avanzato) fisso che visitano tutti i giorni e medicano i feriti. Sono stati fatti i vaccini a tutti gli adulti e ai bambini sia per il tetano che per la difterite. Questa mattina abbiamo distribuito 200 pacchi a mano tra le tende. In questo campo che è piccolino si può ancora fare.

Dopo la pioggia di questa notte il cibo in decomposizione e gli escrementi umani e animali nelle strade si sono liquefatti e hanno creato pozzanghere maleodoranti ovunque. Molte persone hanno dormito sul terreno bagnato e mentre qualcuno si preparava da mangiare, altri cercavano di lavarsi alla meglio utilizzando la stessa acqua per più persone, la cosa straordinaria è che queste persone dopo tutto hanno sempre il sorriso e una parola gentile.

Quello che colpisce invece sono gli occhi di alcuni bambini che sembrano spenti e lontani. Il silenzio con cui ti guardano fa più male di mille parole. Sono i più maltrattati, spesso abbandonati, quando non si riesce a sfamarli. I più grandi li picchiano per rubargli da mangiare, per questo se gli dai un pezzo di pane scappano a mangiarlo di nascosto.

All’interno della missione le suore hanno accolto 33 orfani che sono stati inseriti in un progetto educativo che si sostiene anche con le adozioni a distanza.
I principali generi di prima necessità mancanti sono sopratutto l’acqua potabile e occorrono urgentemente depuratori e ipoclorito. Il problema principale comunque resta sempre quello delle tende molto urgente!!! Ieri ho montato insieme a Michele, l’altro volontario italiano, alcune delle tende che abbiamo portato dall’Italia con la raccolta fondi. Molte tende sono da 2/3 posti e altre da 5/6 posti e non vi dico la gioia delle persone. Ma anche la speranza degli altri che guardavano e speravano di poter ricevere anche loro una tenda al più presto.
Quando arrivano delle donazioni di tende vengono consegnate solo alle famiglie o alle coppie che hanno deciso e promettono di convivere insieme, ma prima le suore si consultano con un comitato creato appositamente e composto dai rappresentanti del campo (ragazzi dell’Università di Haiti) che indica chi si è messo d’accordo ed ha più urgenza di una tenda, in questo modo si responsabilizzano le persone facendogli anche firmare un simbolico documento, dove si impegnano a non danneggiare la tenda perché è un prestito che un giorno dovranno restituire.

La cosa che fa più male in questo momento è vedere che da quando i riflettori dei media non sono più puntati su Haiti, gli aiuti umanitari sono calati drasticamente proprio ora che l’emergenza è più forte.
Inoltre questo è il paese della disorganizzazione e dello spreco. Ci sono centinaia di ONG di tutto il mondo che funzionano più o meno bene, ma non sono coordinate tra loro e ognuno si fa gli affari suoi portando avanti i suoi progetti. Quindi la sensazione forte che si prova è si potrebbero fare grandi cose e invece si rimane sempre in emergenza senza un programma e delle scadenze fisse perché nessuno dialoga.

Ho pubblicato qualche foto su Facebook e ho intenzione di aggiornare l’album una volta a settimana. Ti mando un grande abbraccio...

Kristian

1 commento:

mori ha detto...

Leggere queste notizie è straziante! La sofferenza degli altri dovrebbe essere un monito per ciascuno di noi e spingerci alla solidarietà sempre.