19 gennaio 2010

Haiti - 2

Ad una settimana dal violentissimo sisma di Haiti, lo scenario logistico ed organizzativo dei soccorsi è ancora molto complesso.

Le Forze Armate Statunitensi stanno svolgendo un importante ruolo di coordinamento de facto delle infrastrutture logistiche e della distribuzione degli aiuti, ed assieme ai peacekeepers del MINUSTAH (la missione dell'ONU ad Haiti) garantiscono una non facile cornice di sicurezza anche agli operatori delle ONG e delle organizzazioni di soccorso intervenute da tutto il mondo.

Il quadro della fase di rescue è comunque ancora assai delicato e frammentario. Anche la forbice nelle diverse stime delle vittime è ancora ampia, tra i 50.000 circa del CICR ed i 150.000 e oltre delle Forze Armate USA.

Il quadro sanitario è inoltre complicato dalle ingenti problematiche WatSan (Water and Sanitation), che nella fattispecie sono di particolare complessità, e dalle difficoltà persistenti nel garantire la catena logistica della distribuzione di acqua e cibo sul territorio. Il quadro di sicurezza è poi ancora molto precario, in particolare in alcune zone, ed il governo locale sembra in seria difficoltà nell'azione di organizzazione generale degli aiuti.

La solidarietà internazionale è stata comunque impressionante, ed i soccorsi giunti sono stati tempestivi e professionali; il vero problema emerso in questa occasione è stata la difficoltà nel coordinamento sovranazionale generale degli aiuti e delle attività di soccorso alla popolazione, che in questo caso è in buona parte mancato (con conseguenze disfunzionali sulla fluida gestione degli aiuti, soprattutto nei primi, critici, giorni). E' un tema di riflessione importante per la comunità internazionale - statale, transnazionale e delle ONG - dei soccorsi.

Per quanto riguarda il supporto psicosociale: molti colleghi psicologi stanno generosamente dando una disponibilità di merito. In realtà, al momento e nel brevissimo termine, i principali beneficiari di supporto Psi- possono e devono essere soprattutto i soccorritori, gli expats di rientro, e le famiglie degli expats deceduti/dispersi. Gli interventi diretti di sostegno psicologico per la popolazione, oltre che estremamente difficili e complessi da un punto di vista organizzativo, logistico e di sicurezza, sono al momento meno urgenti di interventi di supporto primario. Non che la centralità del "caring emotivo e psicosociale" non sia di assoluto rilievo (si vedano anzi le ben note linee-guida IASC sul supporto psicosociale connesso col sostegno rivolto ai bisogni primari); ma in questo momento, per essere chiari, la questione fondamentale non è ovviamente l'andare in tutta fretta ad Haiti a "far debriefing" in senso generalizzato.

Sarà invece fondamentale un supporto psicosociale qualificato e "ben pensato" nella cooperazione internazionale alla ricostruzione, da esplicare nel medio-lungo termine, e focalizzato nelle successive, delicatissime, fasi di recovery della popolazione e della società civile (e che già prima del sisma viveva una situazione assai difficile, dal punto di vista socio-economico).

Luca Pezzullo

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