08 gennaio 2008

Alcune news dalla letteratura internazionale...

Buon anno a tutti...!

Mentre continuo a mettere a punto la "google customization" per la psicologia dell'emergenza e la psicotraumatologia (il "motore di ricerca" focalizzato sull'emergenza), riprendo con alcune "pillole" tratte dai più recenti articoli nella letteratura di ricerca internazionale.

1) Sintomi ad esordio ritardato nei PTSD bellici. Una recente review del NCPTSD ha evidenziato come gli screening sintomatologici immediati post-deployement (ovvero, subito dopo il rientro dallo scenario operativo) tendano a sottostimare l'incidenza di sintomatologie post-traumatiche nei veterani militari. Il problema può essere di particolare rilevanza per tutti i paesi che hanno contingenti militari all'estero, ed utilizzano esclusivamente forme di screening nella prima fase di ricondizionamento al rientro dal teatro operativo. Maggiori informazioni qui.

2) Terapie di coppia per veterani con disturbi di abuso di sostanze. Uno studio pubblicato di recente su Addictive Behaviour sembra dimostrare l'efficacia degli interventi di terapia di coppia per il trattamento di veterani con PTSD ed abuso di sostanze. Maggiori informazioni qui.

Quest'ultimo dato, nonostante la particolarità dello studio (che si occupava di un solo tipo di protocollo con un piccolo campione di soggetti), è estremamente interessante, proprio perchè negli attuali protocolli di stampo cognitivo-comportamentale (spesso focalizzati sul "sintomo" del "singolo individuo") le forme strutturate di terapia di coppia sono purtroppo scarsamente presenti.

Un aspetto paradossale, vista la forte incidenza di problemi relazionali e di coppia nei soggetti con forti traumatizzazioni. Una maggiore diffusione di "prese in carico" dell'intero nucleo famigliare potrebbe invece presentare una serie di importanti vantaggi: un migliore coinvolgimento integrato della rete di supporto famigliare primario; l'occasione per fornire un supporto diretto agli altri membri della famiglia, cui deve sempre essere riconosciuto il "peso emotivo" della situazione; la possibilità di costituire uno "spazio terzo", dove elaborare, tra partner, le difficoltà ed i conflitti legati alle tensioni suscitate dall'evento traumatico, e dagli effetti "family-disruptive" della sua sintomatologia.

Anche in Italia, però, per quanto riguarda la psicologia dell'emergenza e la psicotraumatologia, di modelli di presa in carico "famigliare" non se ne sente parlare spesso. Peccato, vista la nostra ottima tradizione nazionale in tema di terapia sistemica e famigliare.

Evidentemente, siamo spesso ancora troppo legati a certi "protocolli" rigidi di marca anglosassone, di cui, se da un lato è assolutamente necessario riconoscere i pregi, dall'altro è altrettanto necessario comprendere le limitazioni.
Ma quanti dei nostri terapeuti sistemici hanno provato a cimentarsi con questo tema ?
Tema ricco di spunti, che spero possa essere ripreso nel prossimo futuro.

Luca Pezzullo

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